Gennaio per i giornalisti è il mese dei morti
Gennaio per i giornalisti è il mese dei morti.
Ricorrono infatti i tristi anniversari dell’assassinio di 6 dei 28 cronisti ricordati nel Pannello della Memoria di Ossigeno. Sono stati ricordati in Sicilia e a Trieste.
Si può proprio dire che gennaio è “il mese dei morti” per i giornalisti italiani. A gennaio, ogni anno, i giornalisti, i familiari e gli amici ricordano l’anniversario dell’uccisione di Pippo Fava (Catania, 5 gennaio 1984) , Beppe Alfano (Barcellona Pozzo di Gotto 8 gennaio 1993), Mario Francese (Palermo, 26 gennaio 1979), Marco Luchetta, Alessandro ‘Sasa’ Ota e Dario D’Angelo (Mostar, 28 gennaio 1994).
Sei dei 28 cronisti italiani uccisi a causa del loro lavoro, ricordati nel Pannello della Memoria di Ossigeno.
I primi dell’elenco sono tre degli otto giornalisti uccisi in Sicilia perché raccontavano verità scomode. Sono stati ricordati anche quest’anno con varie iniziative.
Marco Luchetta era un giornalista della Rai del Friuli Venezia Giulia. Era stato inviato in Bosnia, insieme all’operatore Ota e al tecnico di ripresa D’Angelo, per realizzare un servizio sui “bambini senza nome” nati dagli stupri etnici nella ex Jugoslavia. il 28 gennaio 1994, a Mostar, città assediata su due fronti, dalle truppe bosniache e croate, rimasero uccisi da una granata lanciata contro di loro mentre si trovavano nella zona musulmana.
Quest’anno, a Trieste, li ha ricordati Carlo Muscatello, presidente dell’Assostampa del Friuli Venezia Giulia. «Da quella tragedia – ha detto – è nata una grande realtà di speranza e solidarietà. Che vivrà per sempre».
Ai tre giornalisti uccisi in Sicilia, Ossigeno ha già dedicato un ricordo collettivo.
Inoltre li ricorda insieme a tutti gli altri nel Pannello della Memoria che è esposto al Museo PAN di Napoli, in numerose sedi di istituzioni e associazioni, sindacati, atenei, scuole, università. Prossimamente il Pannello sarà consegnato ad altre istituzioni e organizzazioni che ne hanno fatto richiesta per esporlo e contribuire così a tenere vivo il ricordo di queste tragedie e, insieme, l’insegnamento che se ne può trarre a distanza di tempo per comprendere alcuni problemi che anche ai nostri giorni affliggono il giornalismo di cronaca e di inchiesta e ostacolano il diritto dei cittadini all’informazione.
* Direttore di Ossigeno per l’Informazione
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