Se si diventa complici della precarietà del lavoro
“Sorry We Missed You”(scusa non ti abbiamo trovato) è la frase scritta nella cartolina che i trasportatori di pacchi lasciano nella cassetta della posta a chi non trovano in casa. E’ anche il titolo dell’ultimo film di Ken Loach, una pellicola che denuncia la condizione di precarietà in cui queste persone sono costrette a lavorare.
Un film che ti lascia senza fiato, e dal quale esci sconvolto perchè ti rendi conto della realtà che si trovano ad affrontare quelle persone che quotidianamente consegnano anche alla tua casa i pacchi che tu compri online.
“Grazie a tutti quei trasportatori che ci hanno fornito informazioni sul loro lavoro ma non hanno voluto che i loro nomi comparissero” è la frase che si legge nei titoli di coda di un film che racconta uno spaccato di vita del quale tutti siamo inconsapevolmente complici.
E’ così che ci si sente alla fine del film: complici di un sistema che non possiamo più far finta di non conoscere e con l’intento da domani di non comprare più niente online, perché non è giusto che alcune persone, per rendere più facile la vita a noi, diventino di fatto dei nuovi schiavi per soddisfare la nostra comodità o il nostro risparmio economico.
Non si parla in questo caso di migranti o persone straniere sfruttate, ma di cittadini inglesi che vivono a Newcastle. In questo caso di una famiglia dove un uomo e una donna lavorano sodo e dove il protagonista, acquistando con grandi sacrifici un furgone, diventa un trasportatore freelance con l’idea di poter offrire ai suoi due figli e alla moglie una vita migliore.
Siamo nell’Inghilterra del dopo crisi economica, negli anni della Brexit, negli anni degli acquisti online (ma possiamo pensare anche a quanto avviene nella nostra Italia) con il fattorino che ti recapita il pacco che hai ordinato, che arriva di corsa, trafelato, che in fretta cerca di farti firmare velocemente sul suo computer portatile la ricevuta, pronto a risalire sul furgone per la prossima consegna.
A te da quasi fastidio quella fretta, ma seguendo il film capisci cosa sta dietro a quel tuo pacco in arrivo che puoi anche monitorare, seguire fino alla consegna. Per te è quasi un divertimento, e puoi chiederti se i tempi saranno o meno rispettati, e magari anche arrabbiarti in caso di ritardo. Invece quel pacchetto diventa l’assillo per chi corre lungo le strade per consegnarti ciò che aspetti.
Scoprirai che quel fattorino freelance ha dovuto indebitarsi per pagare quel furgone, che ogni mancato recapito lo dovrà pagare di persona, così come anche i ritardi nella consegna, che se si sentirà male dovrà trovarsi un sostituto altrimenti pagherà una penale, che quel lavoro da partita Iva (come lo chiameremmo noi in Italia) diventerà il suo incubo, gli impedirà di seguire i figli come vorrebbe, perché tutto è legato al tempo di quelle maledette consegne. Bisogna svegliarsi all’alba la mattina e rientrare tardi la sera, dopo aver rispettato tutte le consegne.
Il magico mondo degli acquisti online, dell’e-commerce che tanto ci piace è un sistema che può svilire la vita di quei “padroncini” che con i loro furgoni girano le nostre città per rispettare le consegne da fare entro un determinato tempo, per evitare contestazioni o anche possibili penali.
Il film ti spinge a guardare cosa c’è oltre il tuo ordine e il tuo acquisto, e scopri un mondo dove i diritti del lavoro e la dignità umana non esistono più.
Tutto questo accade anche a quei tanti ragazzi che con le loro biciclette corrono in modo forsennato lungo le strade delle nostre città, per consegnarti ancora calde le pizze e il cibo che tu tranquillamente aspetti nella tua casa. Loro corrono, contromano, a rischio della loro incolumità per rispettare la tua comodità.
Viene spontaneo chiedersi che tipo di società abbiamo costruito, che cosa inconsapevolmente ciascuno di noi sta facendo e come possiamo agire perché la precarietà del lavoro e la mancanza di tutele che tante persone stanno subendo possa cessare.
Non possiamo continuare a essere complici di tanta barbarie, non dopo aver capito cosa c’è dietro a questo modello sociale.
Da parte mia da oggi, fino a quando questo sistema non cambierà, spenderò qualche euro in più ma comprerò un libro o qualunque altra cosa in un negozio.
Non voglio che la mia comodità abbia come conseguenza la corsa forsennata di un “fattorino” che per rispettare i tempi della mia consegna, metta a rischio la sua vita, e perda diritti e dignità.
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