Traffico e spaccio di stupefacenti: una piaga continua
Qualcuno probabilmente resterà deluso, se aveva immaginato che le direttive e gli atti di indirizzo, emanati a novembre 2018 e a ottobre 2019 dai Ministri dell’Interno in carica (rispettivamente Salvini e Lamorgese) per il “rafforzamento” dell’attività di prevenzione e di contrasto allo spaccio di stupefacenti, avrebbero determinato una impennata nella repressione del narcotraffico.
Le circolari, inviate a tutti i Prefetti e Questori e ai Comandi Generali dell’Arma dei Carabinieri e della Guardia di Finanza, oltre che alla Direzione Centrale per i Servizi Antidroga (DCSA, l’organismo centrale interforze deputato al coordinamento infoinvestigativo su tutto il territorio nazionale), non hanno raggiunto gli obiettivi sollecitati.
Sono proprio i dati (provvisori) elaborati il 10 gennaio scorso dalla DCSA e relativi alle attività svolte a dicembre 2019 in ambito nazionale dalle forze di polizia e dalle dogane a confermare quanto accennato se si pensa ai sequestri complessivi di stupefacenti del mese (1.714,20kg), il valore più basso dopo quelli di agosto con 1.104,16kg e di settembre con 1.431,81kg che si registrano, generalmente, nel periodo estivo (coincidente con le maggiori assenze, per ferie, del personale di polizia) e alle persone segnalate all’a.g. 2.162 di cui 1.432 in stato di arresto (il secondo valore più basso del 2019 dopo quello di agosto con 1.399).
La realtà è che il fenomeno criminale del narcotraffico, come vado ripetendo da tempo, è divenuto incontrollabile (anche in molti altri paesi) per la straordinaria ampiezza della domanda, gli ingenti profitti che si ricavano, la grande facilità con cui si arruolano intermediari e spacciatori, molte volte persone insospettabili.
In questo contesto gioca un ruolo non secondario quel processo di “tolleranza” del consumo di talune droghe, definito un paio di mesi fa dallo stesso Capo della Polizia come un pericoloso “sdoganamento culturale” che si è andato delineando da qualche tempo a questa parte e che ha trovato “sponda”, involontaria, anche sul piano giudiziario dopo che la Corte di Cassazione, a dicembre 2019, a Sezioni Unite, cambiando l’orientamento giurisprudenziale del 2008, ha ritenuto non penalmente punibile chi in casa coltiva piante di marijuana per uso personale.
Sta di fatto che, a parte il record assoluto del 2019 in tema di sequestri di cocaina, circa 7,5 tonnellate, l’anno scorso sono diminuite le operazioni antidroga (meno di 24mila contro le 25.596 del 2018 e le 25.999 del 2017) ed i sequestri di stupefacenti (poco meno di 50mila kg contro gli oltre 100mila kg. del 2018), con la inevitabile diminuzione delle persone denunciate per traffico/spaccio, poco meno di 30mila a fronte delle 35.745 del 2018 ( di cui 11.441 stranieri contro i 14.217 del 2018).
Un calo nell’azione globale antidroga, probabilmente da imputare anche allo scoramento diffuso tra gli operatori di polizia dei vari organismi investigativi, il cui impegno per neutralizzare trafficanti e spacciatori è spesso vanificato da una legge inadeguata in alcuni punti, da orientamenti giurisprudenziali altalenanti, da provvedimenti cautelari (obbligo di firma, detenzioni domiciliari) che consentono ampi margini nella prosecuzione di tali attività delinquenziali (e gli esempi in tal senso non mancano).
Bilancio antidroga, provvisorio, di fine anno
Cocaina a “fiumi”, ma non è una novità, neanche per Roma
Narcotraffico: c’è “lavoro” per tutti nell’azienda criminale nazionale
Trackback dal tuo sito.