Sulla sicurezza pubblica iniziative virtuali
In tema di politica sulla sicurezza pubblica siamo il paese dei buoni propositi, dei protocolli e degli accordi vari firmati da varie autorità senza passare, poi, alla fase attuativa, concreta.
Siamo anche il paese in cui si cerca di arrampicarsi sugli specchi alla ricerca di sistemi e metodi che possano migliorare il livello della sicurezza pubblica.
Spesso si fa anche un po’ di confusione come è successo, alcuni giorni fa dopo l’accordo stipulato tra il Presidente dell’ANCI nazionale e il Ministro dell’Interno, per assicurare, nelle città con una popolazione superiore ai centomila abitanti, servizi di polizia municipale finalizzati al pronto intervento nell’infortunistica stradale anche nella fascia notturna.
Si eviterebbe, in tal modo, di distogliere dai servizi di controllo del territorio urbano le volanti della polizia di stato e le radiomobili dei carabinieri che, da alcuni anni, vengono impiegati nottetempo nel rilevamento di incidenti stradali. Con le intuibili ripercussioni negative registrate più volte nelle situazioni di richieste di intervento per fatti attinenti all’ordine pubblico e alla sicurezza, mentre gli operatori di polizia erano intenti nelle rilevazioni tecniche degli incidenti stradali.
Si tratta, per le polizie locali e soprattutto per i sindaci, di trovare le risorse finanziarie necessarie e di trovare gli opportuni accordi con i sindacati di categoria. Quindi, niente “ulteriori poteri alla polizia locale” come frettolosamente titolato da alcuni quotidiani (la Gazzetta di Bari dell’11 gennaio) che ha tra i compiti istituzionali anche quello dei servizi di polizia stradale in ambito urbano (sulla viabilità extraurbana e su quella autostradale tali servizi vengono assicurati, in via prioriaria, dalla Polizia Stradale).
Sicuramente una “sollecitazione”, quanto mai opportuna, ad un maggiore controllo della circolazione stradale da parte del Ministro dell’Interno anche in relazione a diversi episodi di sinistrosità stradale mortali verificatisi nelle ultime settimane richiedendo ai Prefetti una “mappatura” delle strade a rischio per un’azione di vigilanza più incisiva.
Vigilanza che può essere di adeguato livello alla situazione di indisciplina diffusa degli utenti della strada nella misura in cui si riescano a dare le opportune risorse umane anche ai vari reparti della Polizia Stradale (Sezioni, Sottosezioni e Distaccamenti) i cui organici in gran parte del paese sono ridotti al lumicino (ad eccezione dei reparti autostradali).
Certo l’attuale Ministro dell’Interno ce la sta mettendo tutta per cercare di migliorare la situazione generale della sicurezza pubblica che pure resta precaria in diverse zone del paese e lo fa anche per la Capitale con un invito ai romani “a ritrovare il senso civico” (temo perduto irrimediabilmente), perché solo così sarà possibile “più sicurezza” citando anche il dato dei “36mila uomini delle forze dell’ordine” che si trovano a Roma.
Non viene precisato, tuttavia, quanti di questo “esercito” sono impiegati giornalmente nei servizi di pattugliamento in città e ho motivo di ritenere che siano una percentuale modesta.
Continuano, intanto le iniziative in diverse città di attivazione di gruppi di vicinato et similia per concorrere a quell’attività di prevenzione che spetta alle forze di polizia e sulle quali ho già espresso più volte, in passato, le mie osservazioni critiche.
Le stesse che muovo dopo aver letto la notizia della ricerca di “assistenti civici”, volontari, che, in “uniforme” (stabilita da quale autorità?) dovrebbero collaborare con la polizia locale della Unione Valnure Valchero in una (generica) attività di informazione e di rispetto della legalità.
Forze di polizia infedeli e promesse tradite in tema di sicurezza
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