Operazione Fenice: recidere i legami tra mafia e politica
Una nuova operazione contro la ‘Ndrangheta a Torino, condotta dalla guardia di finanza e coordinata dalla Direzione Distrettuale Antimafia.
I reati contestati vanno dall’associazione mafiosa al voto di scambio, passando per reati finanziari. Una ‘Ndrangheta capace di prestare servizi a politica e imprenditoria.
Secondo l’indagine, Roberto Rosso – esponente politico di primo piano in Piemonte – avrebbe pagato un pacchetto di voti per le elezioni del maggio 2019, tramite un intermediario, ma consapevole della provenienza delle preferenze. L’accusa per lui è di 416ter, ovvero voto di scambio politico mafioso.
Apprendiamo da notizie di stampa che Rosso ha rassegnato le dimissioni da membro della Giunta Piemontese e riteniamo che questo sia un atto dovuto.
Le operazioni che si sono svolte nell’ultima settimana – dalla Valle D’Aosta, alla Calabria, fino a quella conclusa oggi a Torino – confermano quali e quanti siano i rapporti tra mafie e politica nel nostro Paese.
#Torino, operazione “Fenice”. ‘#Ndrangheta e compravendita di voti: 8 #arresti e sequestri di beni su tutto il territorio #nazionale. pic.twitter.com/Mzi2IxmDLv
— Guardia di Finanza (@GDF) December 20, 2019
La ‘ndrangheta, nel nostro territorio, dimostra la sua pervasività fino ai più alti livelli. È questo l’aspetto più pericoloso delle mafie, in grado di incidere nel corso delle elezioni, viziandone l’esito democratico, ma ancora più preoccupante e pericolosa è la richiesta, da parte della politica, dei servizi che le organizzazioni criminali possono offrire.
È necessario che la classe dirigente rompa con queste logiche, in modo netto e deciso.
Finché questi legami non verranno recisi, le mafie prolifereranno e a pagarne il prezzo più alto sarà la nostra Democrazia.
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