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Rsf: 49 giornalisti uccisi in tutto il mondo nel 2019

Redazione il . Informazione

english-cpQuarantanove giornalisti uccisi in tutto il mondo dall’inizio dell’anno, 400 in carcere, quasi la metà dei quali solo in tre Paesi: Cina, Egitto ed Arabia Saudita.

Sono i numeri forniti da Reporter senza frontiere (Rsf), il cui portavoce, Michael Rediske, nel giorno in cui viene diffuso il rapporto annuale sulla libertà di stampa, denuncia come i governi abbiano accresciuto le loro pressioni sugli operatori dell’informazione.

Secondo Rsf, solo in Cina si trovano in carcere 120 giornalisti, oltre il 40 per cento dei quali cosiddetti ‘citizen journalist’, che, a dispetto della censura, hanno cercato di diffondere informazioni indipendenti via social.

La maggior parte di quelli imprigionati nel 2019 appartengono alla minoranza musulmana degli uiguri. Quanto ai 49 giornalisti uccisi in tutto il mondo dall’inizio dell’anno – nel 2018 le vittime furono – la metà si contano in cinque Paesi: Siria, Messico, Afghanistan, Pakistan e Somalia.

Più della metà dei giornalisti uccisi ha perso la vita in zone di pace, in assenza cioè di conflitti dichiarati. “Per i giornalisti, il confine tra i paesi in guerra e in pace sta scomparendo”, ha evidenziato il segretario generale di Rsf Christophe Deloire.

L’Africa rimane il continente più pericoloso per gli operatori dell’informazione se si sommano alle uccisioni anche le detenzioni arbitrarie. Tra le sue nazioni è la Somalia in cima alla classifica.

L’America Latina è più carica di insidie del Medioriente, basti pensare alla situazione del Messico, dove la guerra per il controllo delle rotte del narcotraffico provocano continuamente morti, compresi giornalisti.

Dei 49 che sono stati uccisi 46 sono uomini e tre donne. Nel 2018 il totale era stato pari a 80. E’ fortunatamente il dato più basso che si è registrato negli ultimi sedici anni.

Scarica il Rapporto annuale di RSF_2019_En

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