No Cap
Qualche giorno fa a Bologna ho partecipato alla presentazione della passata di pomodoro No Cap che sta per No Caporalato.
Il progetto di Yvan Sagnet un camerunese dalla storia molto interessante, innamorato dell’Italia e della Juventus e che alla fine viene in Italia a studiare e si imbatte nella prepotenza del caporalato. Yvan ha fatto della lotta al fenomeno del caporalato, la sua ragione di vita tanto da fondare l’Associazione No cap – per combattere ogni forma di sfruttamento umano ed ambientale.
La produzione della passata di pomodoro ha strappato alle grinfie dello sfruttamento circa quaranta giovani migranti grazie all’impegno dell’Associazione di Yvan, a Goodland che è un’organizzazione che promuove e realizza ricerca, agricoltura sociale, progettazione di modelli di impresa e commercializzazione nel campo della produzione e del biologico.
Indispensabile è stato l’impegno di aziende di Rignano Garganico (FG) che hanno voluto scommettere su questa sfida e hanno garantito ai lavoratori visite mediche e abbigliamento di lavoro, regolare contratto e condizioni ambientali d’eccellenza (concimi naturali, irrigazione a pioggia, coltivazione bio…).
Insomma è possibile cambiare.
È possibile vincere la rassegnazione anche grazie al sogno e alla tenacia di un giovane camerunese che tifava Juve.
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