Il riconoscimento della società civile nel Piano anticorruzione 2019 ANAC
È difficile trovare valide ragioni per celebrare questa giornata: la cronaca è ricca di episodi che bruciano immani risorse collettive e distruggono fiducia, tanto che soffermarsi anche solo sui principali rischia di farci porre il focus più sulla corruzione che su quell’anti così indispensabile.
Guardando invece a quei cambiamenti positivi nella cultura dell’integrità, uno di questi è molto recente: 13 novembre 2019. In quella data, l’Autorità nazionale anticorruzione Anac presieduta da Francesco Merloni ha approvato un nuovo Piano nazionale anticorruzione.
Nel documento, grazie a una serie di commenti in fase di consultazione presentati da associazioni, tra cui Gruppo Abele e Libera, finalmente ampio riconoscimento è stato dato all’azione dal basso nella prevenzione del malaffare. La stessa locuzione, “società civile”, assente dalla prima bozza in consultazione, oggi compare cinque volte nel testo finale.
Più in concreto, il ruolo civico è specificamente previsto in quattro casi, di cui il primo più risente della nostra prospettiva e delle nostre proposte al piano. Si parla infatti di una società civile soggetta a un “duplice profilo di diritto e dovere alla partecipazione” ai Piani triennali dei singoli Enti (pagina 26). Proprio questa formula, “diritto e dovere alla partecipazione”, ci sta particolarmente a cuore, dato che stiamo provando a sperimentare proprio tale tipo di contributo in progettazioni pilota.
Inoltre, il Piano prevede che i codici di comportamento (p. 43 e ss) siano “definiti con procedura aperta che consenta alla società civile di esprimere le proprie considerazioni e proposte per l’elaborazione”.
Ancora, il Piano invoglia le Pa ad adottare patti di integrità (p.70-72) in tema di appalti, proponendoli anche come “rafforzamento delle forme di partecipazione e controllo della società civile nelle diverse fasi di affidamento ed esecuzione dei contratti pubblici” Questa proposta è stata aggiunta grazie agli sperimentatori di progettazioni di questo tipo: Actionaid, Amapola e Transparency International.
In ultimo (p.78), Anac prevede di “organizzare gruppi di lavoro anche con la partecipazione di stakeholder” (appunto la società civile) in merito a specifici aspetti relativi alla qualità dei dati oggetto di trasparenza, anche in questo caso recependo una nostra proposta.
In conclusione: ognuno di questi punti diventa ora una meta da perseguire, coerentemente all’obiettivo 16 di sviluppo sostenibile che globalmente parla di lotta al malaffare come via per la pace. Solo attraverso un’anticorruzione diffusa, radicata territorialmente in comunità monitoranti, sarà infatti possibile generare quell’indispensabile cambiamento sui temi della lotta alla corruzione.
* Referente Progetto Common di Gruppo Abele e Libera
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