Criminalità nigeriana: ancora duri colpi dalla Polizia di Stato
Stanno dando importanti risultati, contro i vari sodalizi mafiosi nigeriani presenti in Italia, gli ulteriori sforzi investigativi delle forze di polizia analoghi a quelli riservati nella lotta alle mafie tradizionali.
Così, negli ultimissimi giorni, otto nigeriani sono stati arrestati tra le Marche e l’Abruzzo dalla squadra mobile di Teramo al termine della operazione “The Travellers”, per associazione a delinquere finalizzata all’autoriciclaggio, al riciclaggio transnazionale e alla tratta di esseri umani. Nel corso delle indagini, durate meno di un anno, i malviventi sarebbero riusciti a trasferire in Nigeria oltre sette milioni di euro provenienti dalle attività delittuose.
Quasi nelle stesse ore in cui operavano i poliziotti abruzzesi, la squadra mobile di Bari eseguiva una trentina di ordinanze di custodia in carcere per associazione a delinquere di stampo mafioso, riduzione in schiavitù, estorsione, rapina, violenza sessuale e sfruttamento della prostituzione, nei confronti di altrettanti nigeriani, in Puglia e in altre regioni oltre che in Germania, Francia, Olanda e Malta. L’indagine di Bari ha consentito di individuare l’insediamento nell’ambito del Centro Accoglienza Richiedenti Asilo (CARA) del capoluogo di due cellule delle confraternite (cults) “Supreme Eiye Confraternity” e “Vikings”, già emerse in diverse inchieste giudiziarie sul territorio nazionale.
Anche in queste indagini sono emersi particolari inquietanti riguardanti le modalità di reclutamento dei nuovi affiliati attraverso cruenti riti di iniziazione, violenze, rappresaglie e punizioni fisiche. Le donne fatte entrare nel nostro paese clandestinamente venivano fatte prostituire non soltanto all’interno del CARA, ma anche nelle strade cittadine dove pure stazionavano diversi nigeriani, per lo più innanzi ai supermercati di Bari e provincia, costretti a mendicare per dare, poi, quanto racimolato ai loro sfruttatori.
Ventisette gli spacciatori nigeriani ammanettati a Trento dalla Polizia ed operativi anche nelle piazze di Verona e di Vicenza dove si recavano ogni giorno utilizzando i treni regionali per rientrare, a fine “lavoro”, nella sede di residenza. Un’organizzazione ben strutturata e in grado di incassare anche seimila euro al giorno nella vendita al dettaglio degli stupefacenti. Indagini rese possibili anche grazie al contributo di collaboratori di giustizia che hanno deciso di rompere il muro di omertà fornendo agli investigatori importanti indicazioni sulla struttura di tali sodalizi e sul loro modus operandi per molti versi simile alle metodiche mafiose.
Che la criminalità organizzata nigeriana in Italia sia diventata un serio problema è stata la stessa Direzione Investigativa Antimafia (DIA) nella sua ultima relazione del secondo semestre del 2018 a ribadirlo riservandole ben trentasei pagine di interessanti valutazioni.
Rimane, comunque, da capire bene cosa sia possibile fare in concreto da noi per impedire l’ulteriore espansione di questi cults (in Nigeria la creazione o la partecipazione alle loro attività costituisce “reato costituzionale” con una legge del 2001) che, come ricorda la Direzione Investigativa Antimafia, “hanno dimostrato sin da subito la capacità di fare affari con altre consorterie (…) espandendosi (..) in quasi tutti Paesi europei, in Italia, nel Nord e nel Sud America, in Giappone e in sud Africa”.
Senza dimenticare l’altro particolare, ancor più preoccupante e sempre sottolineato dalla DIA, di una mafia nigeriana che “in molti casi ha addirittura impressionato gli stessi mafiosi italiani”.
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