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Il silenzio dell’Italia e dell’Europa sulle crisi del mondo

Pierluigi Ermini il . Economia, Istituzioni

00053210-proteste-in-cinaIl silenzio del governo italiano e dei paesi europei su quanto sta avvenendo da alcuni mesi ad Hong Kong non può non rattristare tutti coloro che credono nei valori della democrazia e nella libertà di esprimere le proprie opinioni.

Un silenzio che si aggiunge ai tanti altri silenzi o mancanza di prese di posizione per quanto sta avvenendo in Cile, in Bolivia, in Iran (solo per fare degli esempi), dove tanti cittadini e soprattutto i giovani di quei paesi si stanno ribellando alle forme di oppressione che vengono perpetrate su quelle popolazioni.

È un po’  un controsenso visto quanto invece si va affermando anche a livello di parlamento europeo proprio in questi giorni con l’insediamento della nuova Commissione Europea guidata da Ursula von der Leyen.

La Commissaria tedesca nel suo discorso davanti alla massima rappresentanza dei 28 paesi che compongono l’unione, ha dichiarato che “l’Europa sarà sempre un riparo per coloro che hanno bisogno di protezione internazionale” lasciando dunque intendere che tra i capisaldi dell’Europa ci sarà sempre la difesa dei diritti dell’uomo, compresa la libertà di espressione e di difesa dei valori democratici.

Proprio ciò che in questi paesi ogni giorno viene represso e sul quale prevale un gran silenzio.

Lo stesso silenzio che si respira nel nostro paese, dove la politica estera langue (con un ministro assente preso dai problemi di sopravvivenza del suo movimento e dai suoi personali) e dove le varie “vie della Seta” e gli accordi economici, sembrano prevalere sui valori che dovrebbero ispirare la nostra democrazia. D’altronde in questi mesi si è assistito all’enfasi di quello che è stato descritto come un grande accordo economico (voluto soprattutto dai 5 stelle) con la Cina, a un ex Vice Primo Ministro che dice che in Russia si sente come a casa sua, e ad un partito democratico incapace di prendere posizione e impaurito.

“Niente di nuovo sul fronte occidentale”, si potrebbe pensare, è  sempre successo così; in fondo la realpolitik ha sempre la meglio sugli ideali. Ma questa volta le cose sono un po’ diverse, perché l’Europa, il suo insieme di valori, il suo stato di diritto, il suo sistema economico è sotto attacco principalmente proprio per ciò che rappresenta a livello di ideali, di speranza e di risultati raggiunti sul fronte dei diritti civili.

Così la mancanza di presa di posizione dell’Europa, la mancanza di una politica estera del nostro paese, sono un modo come un altro per affievolire la nostra  forza e la nostra unicità che da Montesquieu in poi, grazie alla separazione dei poteri ha reso forti le nostre istituzioni, ha garantito la nostra libertà,  ha dato vita a stati democratici.

Quanto sta avvenendo, anche se ci rendesse economicamente più forti (cosa non vera), ci sta rendendo eticamente più poveri, svendendo i nostri valori più grandi, quelli che ci hanno contraddistinto in questi ultimi 300 anni di storia del mondo.

Dunque il silenzio anche del nostro governo sui giovani che lottano a Hong Kong  o a Santiago,  solo per fare due esempi, è un rumore assordante per coloro che amano la libertà.

Un rumore che ci deve far capire che è  sempre dal silenzio, dalla presa di distanza, dal disinteresse che iniziano a scricchiolare le fondamenta su cui sono costruite le nostre democrazie.

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