Una madre
Se riuscite ancora a piangere non sprecate lacrime per i vostri dispiaceri e mettete in fila il peso del dolore.
Quella madre marocchina che non è riuscita a sopravvivere all’ennesimo naufragio al largo di Lampedusa le vostre lacrime le merita tutte.
Nelle sue tasche il suo passaporto e quello delle sue due bambine. Nelle sue tasche il futuro e la speranza. Esattamente ciò che è naufragato insieme a quell’imbarcazione sbattuta dalla tempesta insieme a 149 vite umane.
Quelle bimbe sono salve forse anche grazie al sacrificio della vita di una madre, la propria madre. Come succede dagli albori dell’umanità. E nel computo dei femminicidi e delle violenze sulle donne celebrate in una sola giornata – per piacere – metteteci anche questo.
Lacrime di una madre che sanno di sale. Acqua di mare che è diventato ventre morto e non sa più partorire la vita. E la preghiera si fa quasi bestemmia contro i trafficanti e contro i porti chiusi, contro questa infamità che discrimina anche i movimenti e mentre io posso viaggiare sicuro per tutto il mondo, la maggioranza della gente che abita il pianeta viene venduta alle mafie della carne umana.
Come mi piacerebbe abbracciare quelle due bambine e prima d’ogni altra cosa regalare loro le mie lacrime che non sono quelle di una madre ma di chi chiede solo d’essere perdonato.
Trackback dal tuo sito.