Narcotraffico: c’è “lavoro” per tutti nell’azienda criminale nazionale
L’azione di repressione al narcotraffico delle forze dell’ordine ha fatto registrare nel mese di ottobre scorso il numero più alto dell’anno di persone denunciate all’autorità giudiziaria: ben 2.882 di cui 2.074 arrestate, 792 segnalate in stato di libertà e 16 di irreperibilità (dati, provvisori, della DCSA, elaborati l’11 novembre).
Anche gli stranieri coinvolti nello spaccio sono tornati ai livelli mensili di poco più di mille unità mediamente dopo il calo registrato negli ultimi quattro mesi con la punta più bassa, 669 denunciati, ad agosto. In aumento anche i minori denunciati, 120, che rappresentano il valore più alto del 2019 ed un trend in aumento come dimostrano anche i diversi episodi di questi ultimissimi giorni tra cui citiamo quelli verificatisi a Siracusa, Cagliari, Lodi e Taranto, con diversi baby spacciatori arrestati.
Non mancano, poi, episodi che lasciano sconcertati gli stessi operatori di polizia come è accaduto ad Arezzo, con uno spacciatore disabile (senza piedi) sulla sedia a rotelle trovato con una quarantina di dosi di cocaina ed eroina occultate nella cavità rettale, a Napoli dove pure un altro spacciatore si muoveva con una carrozzina per disabili spacciando hashish e marijuana anche a minorenni e a Roma, dove un settantacinquenne si “arrangiava” facendo il custode di oltre 500 dosi di cocaina per conto di alcuni spacciatori.
E a proposito di marijuana, particolarmente consistenti i sequestri relativi effettuati ad ottobre con 2.832kg di cui 418 in acque internazionali su di un gommone partito dalle coste albanesi, i 201kg di Barletta/Trani, i 201kg di Lecce, i 160kg di Bari e i 97kg di Foggia (le coste pugliesi, come sempre, sono l’approdo privilegiato della criminalità albanese in affari con quella pugliese).
In fase espansiva anche il mercato delle droghe sintetiche con il sequestro record del corrente anno di 32.592 pasticche nel solo mese di ottobre – di cui 31.400 a Roma – per un totale nazionale del 2019 di 49.540 compresse (il valore più alto almeno degli ultimi sei anni) e poco più di 9,6kg di anfetaminici in polvere (per un totale dell’anno pari a poco più di 75kg, il più alto dopo quello del 2017 di 167kg).
In questo commercio si può rilevare, almeno negli ultimi quattro anni, un coinvolgimento maggiore degli stranieri, in particolare filippini, iraniani, nigeriani, cinesi e bengalesi.
Sarebbe, forse, opportuno tornare a parlare più diffusamente sulle gravi e talvolta irreversibili conseguenze derivanti dall’assunzione delle droghe sintetiche, in particolare dell’ecstasy, che ancora oggi molti giovani continuano a ritenere una “non droga” innocua.
Continua la “passione” per la coltivazione delle piante di cannabis, in casa e nei campi: 27.301 le piante scoperte in tutto il territorio nazionale (in 73 province) per un totale del 2019 di 195.359 piante (difficilmente si supereranno le 523.176 piante del 2018), in gran parte scoperte nel Sud Italia e nelle Isole.
Sul mercato del “lavoro” nel narcotraffico sono ricercati (e ben retribuiti) coltivatori di cannabis esperti nella semina e nella delicata gestione delle pompe di calore, ventilatori e lampade alogene necessari per una buona crescita delle piante.
Una situazione, questa del traffico/spaccio che è oggetto di attenzione anche del ministro dell’interno Lamorgese che appena una quindicina di giorni fa, con una circolare inviata a tutti i Prefetti li ha sollecitati ancora “ad attivare iniziative che possano coniugare, ai servizi giornalieri di prevenzione generale, interventi straordinari di maggiore impatto, specie nelle realtà dove si registrano maggiori criticità”. Situazioni che, a ben vedere, si rilevano in molte città nonostante il costante impegno delle forze di polizia.
Uno sguardo sulle piazze italiane dello spaccio
Il “mestiere” dello spacciatore, anche part-time, continua ad essere particolarmente allettante per molte persone e, tutto sommato, presenta rischi accettabili.
Il mercato illecito degli stupefacenti, oltretutto, non è entrato mai in crisi nonostante la costante azione antidroga delle forze di polizia che si concretizza in denunce all’autorità giudiziaria (23.000 le persone denunciate nel 2019, alla data del 31 ottobre), in sequestri (oltre 43 tonnellate complessive di stupefacenti).
La componente straniera del narcotraffico (9.700 persone) si mantiene sulla percentuale del 40% sul totale delle denunce e, comunque, salvo improbabili impennate negli ultimi due mesi di quest’anno, il numero complessivo degli stranieri denunciati sarà inferiore a quello del 2018 (14.217, il picco del decennio) e del 2017 (14.077). La Lombardia, il Lazio, l’Emilia Romagna, la Toscana e il Veneto, sono ancora nel 2019 le regioni che registrano il maggior numero di stranieri denunciati. Un dato che, in effetti, già si era evidenziato anche in altre regioni come, ad esempio, in Liguria che, nel 2018, aveva annotato 829 stranieri denunciati contro i 535 di nazionalità italiana, in Trentino Alto Adige con 461 stranieri a fronte di 230 italiani, in Umbria con 423 stranieri e 172 italiani.
Poco spazio agli spacciatori stranieri, invece, nelle regioni a forte presenza della criminalità organizzata italiana. Così, in Calabria, solo 108 stranieri contro i 1.181 italiani denunciati, in Campania con 326 stranieri e 2.737 italiani, in Puglia con 355 stranieri e 2.347 italiani e in Sicilia con 428 stranieri e 2.572 italiani.
L’attività di (micro)spaccio è, dunque, come ripetiamo da anni, quella più diffusa sul territorio nazionale ed è quella che coinvolge il maggior numero di stranieri (molti gli “irregolari”) ma anche di italiani giovani, meno giovani e insospettabili. E’ anche quella più “visibile” e, comunque, più individuabile nelle piazze di molte città. A Roma, peraltro, lo spaccio di stupefacenti sembra diventato il “lavoro” di molti attesa la domanda crescente di droghe.
La “lotta” per controllare le redditizie piazze di spaccio va avanti da tempo ed è mera ipocrisia parlare, oggi, di “nuovo incubo delle droghe” per i romani sollecitando, dopo tanti silenzi, ritardi e disattenzioni politiche, “un ulteriore e incisivo potenziamento delle attività di controllo del territorio” di fronte alla “recrudescenza dell’abuso di sostanze stupefacenti” (dall’ultima direttiva, pochi giorni fa, del Ministro dell’Interno inviata a tutti i Prefetti).
Non è con “interventi straordinari di maggiore impatto” delle forze di polizia che si può pensare di risolvere lo spaccio degli stupefacenti anche se una presenza visibile dello Stato può contribuire a “rassicurare i residenti” delle diverse comunità. Sono interventi “tampone” le “retate” di polizia e carabinieri fatte a Milano “con 60 fogli di via per i tossici” e a Roma con una quindicina di persone arrestate tra San Basilio e Ostia e già tornate “sul campo”.
La Capitale è perennemente la piazza italiana dove si movimentano ogni giorno più stupefacenti: già oltre 2,5 tonnellate quelli intercettati dalle forze dell’ordine nel 2019 (in tutto il 2018 furono ben 6.624kg ).
Sempre tenendo in conto che i sequestri rappresentano, in generale, una percentuale modesta (gli analisti parlano del 15-20%) rispetto al volume globale immesso sul mercato. Per avere un’idea più chiara di come stanno realmente le cose in questo ambito criminale e magari valutare le opportune strategie e modifiche legislative al testo unico degli stupefacenti, suggerirei a chi ha responsabilità istituzionali, ai vari livelli, la lettura e lo studio delle relazioni annuali della Direzione Centrale per i Servizi Antidroga e del Dipartimento per le Politiche Antidroga.
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