9 novembre: la data della contraddizione dell’Europa
«Signor Gorbaciov, se lei cerca la pace, se cerca prosperità per l’unione Sovietica e l’Europa dell’est, signor Gorbaciov venga a questa porta, apra questa porta e abbatta questo muro».
Il 9 novembre del 1989 queste parole di Ronald Reagan rivolte a Gorbaciov trovarono finalmente la sua piena concretezza, grazie sicuramente allo sgretolamento del regime comunista nella Germania dell’est, ma anche grazie all’azione di personalità come lo stesso presidente russo, il presidente americano, Papa Giovanni Paolo II, un primo ministro come Helmuth Kohl in Germania Ovest, Lech Walesa e del sindacato Solidarność in Polonia. Persone che hanno contribuito in modo determinante alla fine dell’ideologia comunista così come si era concretizzata principalmente nei paesi dell’est d’Europa.
Si apre nel nostro continente un periodo storico dove più facile sembra diffondersi nei vari paesi l’ideale della democrazia liberale e si aprono scenari nuovi che porteranno fino al trattato di Shengen, con l’apertura delle frontiere e, successivamente in molti stati, anche la condivisione di una moneta unica.
Trent’anni fa con quel muro che cade e ancor più dopo il 3 ottobre 1990, data della nascita della Germania Unità guidata proprio da Helmut Kohl, si rafforza in tutti noi l’idea di sentirsi più europei. Il sogno di Altiero Spinelli scritto dentro al manifesto di Ventotene, di un’Europa unita e libera, sembra mettere finalmente le sue radici e prendere il largo.
Questo muro che cade, sembra dare inizio a una nuova epoca nel nostro continente, ma intorno all’Unione Europea, si sviluppano gravi conflitti e la nostra storia recente ci parla anche di ben altro.
Tra il 1991 e il 1995 vicino ai nostri confini si sono svolte le guerre dei Balcani con la dissoluzione della Yugoslavia comunista di Tito e la nascita di nuovi stati. Anni segnati anche da tanti massacri e genocidi.
Dal 1994 al 1996 abbiamo avuto la prima guerra cecena tra Russia e indipendentisti ceceni che finì con la nascita della Repubblica Cecena d’Ičkeria.
Tra il 1996 ed il 1999 si è svolta la guerra del Kosovo, una regione allora compresa nell’Unione delle Repubbliche di Serbia e Montenegro. Terminò con il bombardamento Nato di Belgrado, e oggi il Kosovo è uno stato balcanico, proclamatosi indipendente il 17 febbraio 2008.
Nel 1999 è iniziata la Seconda guerra cecena, una campagna combattuta tra il 1999 ed il 2009 dall’esercito della Federazione russa, per riottenere il controllo dei territori conquistati dai separatisti ceceni.
Tra febbraio e aprile 2014 la regione ucraina della Crimea viene annessa dalla Russia; nasce una guerra civile nel Donbass fra l’esercito ucraino supportato indirettamente dalla Nato e i separatisti filorussi supportati direttamente dalla Russia.
Contemporaneamente dobbiamo anche ricordarci che il sogno di Spinelli, per i paesi che vi hanno creduto e hanno aderito, ha portato, al loro interno e tra di loro, decenni di pace.
Ma il 9 novembre è una data da ricordare anche per un altro evento diventato non un simbolo di pace, ma un simbolo di guerra: il 9 novembre 1993, le truppe croato bosniache hanno distrutto il Ponte Vecchio di Mostar. Era non soltanto un monumento storico di inestimabile valore ma anche il simbolo di quell’antica città, un ponte costruito a difesa, insieme alle due torri delle limpide acque del fiume Neretva.
Un 9 novembre, dove nel 1989 si distrugge un muro che sembra segnare una stagione di pace e, quattro anni dopo, un 9 novembre dove si distrugge un ponte da sempre simbolo di unità. Il 9 novembre è la data che direi simboleggia la nostra più grande contraddizione come cittadini europei.
Trent’anni dopo dobbiamo chiederci tutti noi, personalmente, partendo da quel muro e da quel ponte abbattuti, simboli anche della nostra contraddizione individuale, chi siamo oggi e come siamo cambiati.
Dobbiamo chiederci da che parte stiamo, quali valori vogliamo difendere, a quale disegno vogliamo dare il nostro contributo, che Europa e stato vogliamo costruire, se vogliamo difendere i diritti di ogni singola persona chiunque esso sia, o se per noi viene prima qualcuno.
Noi oggi cosa abbatteremo, quel muro o quel ponte?
La storia se letta attentamente come sempre interroga noi e la nostra vita.
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