No al patto col diavolo
Non so se è l’ultima spiaggia, ma sicuramente è una prova decisiva perché i cittadini e i cittadini-elettori comprendano la differenza tra destra e sinistra, ovvero tra protezione degli interessi (o privilegi) nostri e rispetto dei diritti umani, tra il mettere al centro i soldi o la vita delle persone in carne ed ossa, tra il consenso alla guerra e la costruzione faticosa della pace.
Parlo del rinnovo dell’accordo con quella parte di Libia che finora a suon di soldi (nostri) ha fermato bambini, donne e uomini per conto terzi (nostro) e senza esclusione di colpi.
“L’orrore dei lager in cui vengono rinchiusi i migranti intercettati è stato ormai ampiamente documentato: – scrivono le associazioni del Tavolo Asilo in un documento indirizzato al governo – torture, violenze, stupri e altre vessazioni finalizzate a calpestarne i diritti e la dignità di esseri umani” e per questo il titolo di apertura di Avvenire di oggi è quanto mai azzeccato: Patto col diavolo.
Così come mi pare abbondantemente provato che i trafficanti di uomini hanno preso più soldi dopo quel patto, di quanti potevano prenderne dalla disperazione dei migranti. Ed ecco il diavolo.
Ragioni più che sufficienti per cui quel patto non è da rinnovare.
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