UNICAL 18 ottobre, “Storia dell’Italia corrotta”
Si terrà venerdì 18 ottobre alle 10.45 presso l’University club (cubo 23/C, 1° piano) dell’ateneo di Arcavacata la presentazione del libro Storia dell’Italia corrotta dei professori Isaia Sales, Università Suor Orsola Benincasa Napoli, e Simona Melorio, Università del Molise.
Il seminario verterà sul complesso rapporto tra mafie, corruzione e istituzioni nella Storia d’Italia, e prevede l’introduzione di Giancarlo Costabile, Laboratorio di Pedagogia dell’antimafia Università della Calabria, e l’intervento di Michele Inserra, giornalista de Il Quotidiano del Sud.
Come mai la corruzione ha così lunga vita nella storia del nostro paese? Come mai resiste ad ogni epoca e ad ogni regime politico? Come mai in questo campo non si riesce a trovare niente di veramente dissuasivo, niente che provi ad estirparla nel costume, nel comportamento, nell’atteggiamento degli attori coinvolti? Come mai questo tratto di continuità nella storia d’Italia, questo elemento costante, capillare, quasi costitutivo del funzionamento delle istituzioni nel nostro paese, non si riesce ad interromperlo? Perché ciò che è accaduto nel passato continua ad accadere oggi?
A queste domande, ricostruendo alcuni dei principali scandali dal 1861 ad oggi, provano a rispondere gli autori di Storia dell’Italia corrotta partendo dal presupposto che non c’è altro comportamento criminale che scardina di più la percezione dello Stato e ne distrugge credenza e legittimazione, al punto da definirlo “reato di corrosione e di fragilità di Stato”, perché commesso da rappresentanti dello Stato su funzioni e compiti dello Stato.
La corruzione per gli autori “ha assunto nel corso della storia italiana essenzialmente il volto delle istituzioni”, non è dunque un problema della morale singola del cittadino ma della concezione dello Stato di una parte delle classi dirigenti del paese, che hanno reso l’abuso e la profittabilità del loro potere un fatto consuetudinario e diffuso, una normale modalità di esercitare la funzione politica, burocratica e imprenditoriale. Si potrebbe in definitiva, scrivono gli autori, quasi parlare di “banalità” della corruzione in Italia.
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