Ai figli degli imputati per mafia del clan Spada
Domani, 24 settembre, a Roma è prevista la sentenza per il clan Spada a processo per mafia. La pubblica accusa ha richiesto tre ergastoli e 208 anni di reclusione per i 24 rinviati a giudizio .
Vale la pena rileggerle insieme, nel giorno in cui ricordiamo Giancarlo Siani.
Martedì 24 settembre a quest’ora sapremo già cosa i giudici hanno deciso rispetto ai vostri papà. Sono mafia? Sono responsabili di omicidi? Di estorsioni? Di cose orribili? Lo sapremo tutti quanti tra meno di 48 ore.
A voi figli – bambini e adolescenti – sento di dover dire qualcosa visto che sono una mamma e ho letto nelle ordinanze quello che alcuni dei vostri padri vi hanno detto di me. Mi ritengono responsabile del loro arresto per i miei articoli e per questo mi odiano e hanno minacciato di morte me e i miei figli. Anche le vostre madri del resto lo pensano, a giudicare da quello che mi hanno gridato in aula non più di dieci giorni fa.
Voi però non siete ancora i vostri genitori (che amerete sempre e per sempre). E dunque vengo al motivo per cui vi scrivo.
Sono madre di tre bambini, ormai quasi ragazzi come voi. Intuisco quello che potete pensare di me e vi comprendo. Davvero vi comprendo. Non è facile accettare che il responsabile delle azioni sia chi le compie e non chi le descrive in articoli. Si fa presto ad additare altri piuttosto che se stessi.
Quello che voglio dirvi però è che voi sarete ciò che deciderete di essere in questo momento e da questo momento. Nessuno potrà giudicarvi per il cognome che portate perché ognuno di voi ha la possibilità di seguire la propria strada, di essere ciò che vorrà, di prendere le distanze da una vita fatta di angherie e vessazioni. Nessun destino è tracciato, non dovete credere a chi vi dice che il peso di un nome traccerà il perimetro della vostra storia. No. Ognuno di voi sarà responsabile delle proprie azioni e non deve scontare quelle di altri.
Per me siete sacri cari bimbi e ragazzi, tanto quanto lo sono i miei figli e a nessuno di loro ho mai detto di provare rabbia o di essere distanti da voi. Mai, neanche una volta.
Scegliete da che parte stare, potete farlo. Seppellite la rabbia e il rancore, quello fa star male solo voi, e non lo meritate. Nessuno lo merita.
Insomma, qualunque sia la sentenza del 24 settembre verso i vostri genitori – che io continuerò a combattere oggi e sempre con la mia penna – sappiate che essere forti non significa prendere a pugni qualcuno o minacciarlo, ma saper fare scelte, anche difficili e dure, e portarle avanti per costruire il proprio futuro.
Vi auguro di essere diversi da loro, ve lo auguro con tutto il mio cuore.
Federica
© Foto Francesca Mazzara
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