Carmiano, tocca al Viminale valutare lo scioglimento per mafia
Un altro comune sciolto per mafia in Salento?
È la sorte che potrebbe toccare a Carmiano, in provincia di Lecce, sulla scorta della richiesta formulata dalla commissione d’accesso, insediatasi a Palazzo di Città lo scorso 26 marzo, che in queste ore ha presentato oltre 100 pagine di relazione al prefetto di Lecce e al comitato provinciale per l’ordine e la sicurezza, cui in casi analoghi prende parte anche il procuratore capo.
Parere non vincolante, a carattere preventivo e non sanzionatorio. Cui segue una relazione inviata dal prefetto al Viminale. Da qui a fine anno, secondo le tempistiche previste dall’art.143 del TUEL (Testo Unico degli Enti Locali) che disciplina la materia, si saprà se il presidente della Repubblica, su proposta del ministro dell’Interno, previa deliberazione del Consiglio dei Ministri, firmerà il decreto di scioglimento degli organi elettivi.
La relazione stilata in quasi sei mesi di ascolti e verifiche di documenti, atti, gare d’appalto, affidamenti, contratti e servizi, sarebbe la più corposa degli ultimi anni, se messa a confronto con quelle che hanno portato al recente scioglimento per mafia di altre amministrazioni comunali salentine.
Un lavoro lungo, meticoloso, complesso atto a trovare riscontri oggettivi ed elementi “concreti, univoci e rilevanti”, si legge nel TUEL, di collegamenti con la criminalità organizzata o di condizionamenti della stessa sull’attività amministrativa “tali da determinare un’alterazione del procedimento di formazione della volontà degli organi elettivi ed amministrativi e da compromettere il buon andamento o l’imparzialità delle amministrazioni”.
Sul caso-Carmiano, hanno pesato inchieste giudiziarie e inquietanti episodi di cronaca degli ultimi cinque anni.
A partire dall’inchiesta del Ros sulle elezioni del cda della Bcc di Terra d’Otranto di quel 2014, che il 12 marzo ha portato al rinvio a giudizio di sei persone tra cui il sindaco Giancarlo Mazzotta, al suo secondo mandato.
L’amministratore è accusato, tra gli altri reati, di estorsione aggravata da metodo mafioso in concorso con altre persone. Lo stesso però, si è sempre dichiarato estraneo ai fatti contestati e vittima di errore. Lo scorso febbraio ha riunito la giunta firmando la richiesta di costituzione di parte civile proprio contro gli esponenti del clan .
Negli ultimi anni inoltre – vicende su cui la prefettura ha acceso un faro passando il testimone alla commissione -, il sindaco è stato anche oggetto di gravi atti intimidatori: per citarne solo alcuni, il ritrovamento di una testa di maiale mozzata davanti alla porta di casa, il recapito di una lettera di minacce, scritte sui muri del municipio e di altri stabili di Carmiano contenenti frasi come “sindaco mafia” che lo indussero a chiedere un incontro all’allora prefetto.
Episodi finiti a marzo sul tavolo del Viminale insieme alle dichiarazioni del boss pentito Tommaso Montedoro che raccontò di un incontro col sindaco di Carmiano (da quest’ultimo smentito).
Dall’ufficio territoriale di governo di Lecce, la parola passa di nuovo a Roma.
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