Complotto contro il Papa e l’Amazzonia
Parlando con l’AdnKronos il preposito generale della Compagnia di Gesù, padre Arturo Sosa, ha dichiarato: “Ci sono persone, sia all’interno che all’esterno della Chiesa, che vorrebbero che Papa Francesco desse le dimissioni, ma il pontefice non lo farà. Credo che la strategia finale di questi settori non sia tanto quella di costringere Papa Francesco a lasciare, quanto di incidere sull’elezione del prossimo pontefice, creando le condizioni affinché il prossimo Papa non continui ad approfondire il cammino che Francesco ha invece indicato e intrapreso”.
Certa stampa ha preferito invece soffermarsi sul fatto, comprovato in dottrina ma non per gli esorcisti, che il preposito dei gesuiti ha parlato anche del diavolo come figura simbolica. Ovvio, ma non per gli esorcisti e certo giornalismo scandalistico.
Già papa Benedetto diceva: “Qui si chiarifica una particolarità tutta specifica del demoniaco, cioè la sua assenza di fisionomia, la sua anonimità. Quando si chiede se il diavolo sia una persona, si dovrebbe giustamente rispondere che egli è la non-persona, la disgregazione, la dissoluzione dell’essere persona e perciò costituisce la sua peculiarità il fatto di presentarsi senza faccia, il fatto che l’inconoscibilità sia la sua forza vera e propria. In ogni caso rimane vero che questo rapporto è una potenza reale, meglio, una raccolta di potenze e non una pura somma di io umani”. (J. Ratzinger, Dogma e predicazione, 2005, p 197)
Eppure bomba!! Questa, non il complotto contro il papa.
Nel suo intervento al meeting di Cielle padre Sosa aveva accennato a intenzioni di costringerlo a lasciare, facendo così venire in mente quei commenti a blog tradizionalisti che hanno inneggiato alla speranza di dimissioni dopo un’intervista ad un noto cardinale americano che aveva parlato del sinodo sull’Amazzonia, di ottobre, come un rischio di apostasia che sarà fermato. Fermato? “Lo costringiamo a dimettersi!” hanno esultato alcuni fanatici.
Pochi giorni dopo ed ecco l’incendio dell’Amazzonia, prima ignorato, poi imputato ai suoi nemici, al solito le Ong, dal presidente Bolsonaro. Indifferente al mondo aveva ironizzato paragonandosi a Nerone, solo giorni dopo ha inviato l’esercito. E il 20% della foresta è già distrutto. Che dire del fatto che aveva affidato il suo Brasile al cuore immacolato di Maria?
Maria sembra diventata intestataria di ogni sopruso contro l’uomo da quando i nemici di Francesco hanno deciso di sfidarlo. Un capovolgimento mondiale del significato universale di Maria sul quale riflettere.
E tornano cosí alla mente i tweet di autorevolissimi neocon per i quali questa volta la Cia avrebbe saputo organizzarsi sui tempi e gli esiti del prossimo conclave.
Bergoglio e il suo umanesimo integrale danno alla testa ai figli di un supramatismo opportunista e nichilista.
In questo quadro non è impossibile pensare che la sfida del sinodo sull’Amazzonia, facendone la vera palestra globale dell’umanesimo integrale che non può essere tale senza essere anche ambientale e dei popoli indigeni e non più soltanto per i popoli indigeni, abbia creato le condizioni per essere percepito come sfida vitale da tutte le barbarie prima che dai vari umanesimi sempre in ritardo rispetto a Bergoglio.
Che l’accaduto in Amazzonia sia una conseguenza è possibile perchè la sfida é sempre più chiara: Bergoglio o barbarie. E i barbari, si sa, hanno spesso grandi interessi economici.
In Amazzonia come nelle guerre.
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