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Marijuana di “casa nostra”

Piero Innocenti il . Droga

Marijuana-imballata-archivio-780x520Aumentano sempre più i “coltivatori diretti” di piante di cannabis in diverse province italiane e mentre alcuni lo fanno per assicurarsi una dotazione ad uso personale attrezzando lo scantinato, il terrazzo o il giardino di casa, altri, la maggioranza, inseriti in un contesto di criminalità, anche organizzata, coltivano vere piantagioni assicurando una “cura” e una vigilanza continue e ricavandone consistenti profitti.

Certo è che questa “passione” per le coltivazioni di marijuana si è talmente estesa che le scoperte di poche piante tra le mura domestiche e quelle di centinaia, migliaia sono aumentate al punto che le forze di polizia le hanno registrate, mediamente, in oltre sessanta province negli ultimi mesi.

Una media che si conferma anche nel decorso mese di luglio con 36.495 piante localizzate e distrutte in sessantuno province e che rappresentano il valore più alto di questi primi sette mesi del 2019 ( per un totale, provvisorio, dell’anno di 80.226 piante).

Si tratta, comunque, di un quantitativo inferiore rispetto a quello dello stesso periodo del 2018 che raggiunse, a fine anno, il numero complessivo di 523.176 piante la maggioranza delle quali, 489.682, “curate” nei territori del sud Italia e delle isole (in particolare in Calabria 242.857 piante con un incremento del 124% rispetto al 2017, seguita dalla Puglia con 115.304, dalla Sicilia con 78.178 e dalla Campania con 27.805 piante).

Ed anche in questi primi quindici giorni di agosto, in quattro distinte operazioni condotte da poliziotti, carabinieri e finanzieri  in Calabria (a Limbadi, Roccaforte del Greco e Fabrizia), a Ventimiglia ed Ancona, sono state localizzate oltre duemila e seicento piante ed arrestate cinque persone (nel 2018, le denunce all’a.g. per coltivazioni di piante di marijuana su tutto il territorio nazionale furono 1.116).

Modesti i quantitativi di hashish (404kg) e marijuana (771kg) sequestrati a luglio per un totale complessivo del corrente anno, alla data del primo agosto, pari, rispettivamente,a 17.030kg e 13.573kg.

Nel contrasto ai derivati della cannabis, i denunciati (17.182) nel 2018 hanno riguardato in prevalenza (97,69%) il traffico/spaccio e solo il 2,30% quello di associazione finalizzata al traffico e ben 6.582 sono state le persone di nazionalità straniera (il 38,31%), in particolare nigeriana, gambiana, marocchina, albanese e tunisina.

Anche in questo ambito, dunque, i nigeriani sono in cima alla graduatoria degli stranieri denunciati nel 2018 per un totale di 1.157 persone ed un incremento del 18,91% rispetto all’anno prima.

Anche tra le donne denunciate (1.021), le nigeriane (177) sono in testa alla classifica (l’ultima nigeriana arrestata a Padova il 17 agosto con 6kg di marijuana in attesa di prendere il treno).

Un andamento che si rileva anche nei primi sette mesi del 2019 con oltre 700 nigeriani denunciati all’autorità giudiziaria per condotte concernenti i derivati della cannabis, in prevalenza marijuana (gli ultimi arresti di nigeriani a Roma, il 16 agosto, operati dalla polizia con il sequestro di 16kg di “maria”).

I quantitativi di cannabis sequestrati sono stati effettuati per lo più sulla persona (1.221 casi), nelle abitazioni (1.129), sulle autovetture (329) e all’interno di pacchi o lettere postali (199).

Anche se l’insaziabile mercato italiano viene costantemente rifornito dall’hashish proveniente dalla Spagna e dal Marocco e della marijuana albanese, si sta facendo sempre più spazio la marijuana di “casa nostra” con un principio di thc non trascurabile.

Hashish e marijuana, un mercato sempre florido

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