Giulio Regeni, l’Italia richiami l’ambasciatore dall’Egitto
L’8 aprile 2016 quando ormai appariva chiarissimo che dal governo egiziano avremmo avuto solo bugie, fango e sanguinari depistaggi ma nessuna collaborazione nelle indagini sul sequestro, le torture e l’uccisione di Giulio Regeni il governo ha deciso di richiamare il nostro ambasciatore per dare un segnale forte della volontà del nostro Paese di ottenere verità e giustizia.
Tuttavia il 14 agosto 2017 l’allora premier Gentiloni, seppure in assenza di qualsiasi reale collaborazione egiziana, decise di reinviare l’ambasciatore al Cairo: “una figura autorevole che avrà come mandato prioritario la ricerca di verità e giustizia” per Giulio Regeni, dissero alla famiglia e al Paese.
A quasi 2 anni dal suo ritorno, nessun passo avanti è stato fatto; tanti, invece, gli accordi economici e commerciali (anche aventi ad oggetto armi e sistemi software che consentono di spiare a distanza dati e informazioni personali) tra il nostro Paese e l’Egitto.
Gli unici “brandelli di verità” li abbiamo grazie all’incessante lavoro del legale della famiglia, della procura e degli investigatori di Roma,e degli eroici consulenti della famiglia al Cairo, che hanno pagato il loro impegno con arresti e intimidazioni.
Sappiamo, per voce dell’avvocato Ballerini, che l’ultima rogatoria non ha avuto risposta, e che i contatti tra le procure sono fermi da novembre del 2018.
La missione dell’ambasciatore è di fatto fallita.
Ci uniamo alla richiesta della famiglia Regeni e dell’avvocato Ballerini: “L’talia richiami l’ambasciatore. Si dichiari l’Egitto paese non sicuro, non lasciateci soli a cercare la verità”.
Ne va della dignità del nostro Paese.
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