Eroina e cocaina in Italia: i numeri del narcotraffico
L’eroina, nonostante sia lo stupefacente che causa ogni anno il maggior numero di decessi a livello nazionale per intossicazione acuta (154 casi nel 2018 sul totale di 334), è la sostanza che continua ad avere un buon mercato, se si pensa ai sequestri del 2018 (975,05kg), che hanno registrato un incremento di circa il 59% rispetto all’anno prima e rappresentato il valore più alto nei sequestri degli ultimi nove anni (il picco si ebbe nel 2009 con 1.155,53kg).
Una domanda per questa sostanza che permane alta anche nel 2019 se si tiene conto dei sequestri, oltre 400kg, già operati n questi primi sette mesi dalle forze di polizia e dalle dogane.
Nell’anno passato i denunciati per traffico di eroina sono stati 3.448 con una incidenza percentuale degli stranieri di poco più del 58% (2.020), in prevalenza di nazionalità nigeriana (624), tunisina (452), marocchina (231), albanese (150) e pakistana (96). I nigeriani sono quelli che hanno registrato l’incremento percentuale più elevato (il 54,84%) rispetto al 2017 e tutto lascia ritenere che anche alla fine di quest’anno saranno ancora quelli che avranno accumulato il maggior numero di denunce all’autorità giudiziaria molte delle quali in stato di arresto (l’ultimo episodio è del 9 agosto con l’arresto, nella stazione ferroviaria del Brennero, di quattro nigeriani “ingoiatori” e circa 4 kg tra eroina e cocaina contenuti in 343 ovuli ingeriti dai corrieri).
L’altro dato significativo che si rileva dalla interessate relazione annuale della DCSA 2019 (ma dati ed analisi si riferiscono al 2018), è l’incremento apprezzabile di persone denunciate per il reato di associazione a delinquere (art.74 del T.U. sugli stupefacenti) finalizzata al traffico di eroina e che risultano raddoppiate (347) rispetto al 2017 (175).
Insomma, non più soltanto “cani sciolti” nel traffico/spaccio ma evidenze di gruppi che si associano e si organizzano nel commercio di tale sostanza. Attività che registra una presenza di persone adulte compresa in una fascia di età trai 30 e i 40 anni (ed oltre) di oltre il 58% sul totale delle persone denunciate. Soltanto 298 le donne denunciate per lo spaccio di eroina sul totale delle 3.448 perone, ed anche in questo ambito prevalgono le nigeriane seguite dalle marocchine, romene, mentre tra i 25 minori denunciati 17 sono risultati stranieri, in prevalenza tunisini, gabonesi e senegalesi.
Relativamente alla distribuzione regionale dell’eroina sequestrata, la Liguria, con kg 276 è in cima alla graduatoria nazionale seguita dalla Lombardia con 213kg, dal Veneto con 87kg, il Lazio con 86kg, la Puglia con 76kg e l’Emilia Romagna con 56kg. Regione, quest’ultima, dove nei primi sette mesi del corrente anno si sono avuti sequestri di eroina per complessivi 17,2kg (dato non consolidato) di cui ben 15,5kg a Bologna.
Tornando al dato delle morti per overdose che nel 2018 hanno registrato, per il secondo anno consecutivo, un incremento, non può non suscitare sgomento il dato riepilogativo delle morti per abuso di droga, in prevalenza, come noto, di oppiacei, che dal 1973, anno in cui ebbero inizio le rilevazioni nel nostro Paese, sono state complessivamente 25.405.
Una strage silenziosa che avrebbe dovuto (dovrebbe) indurre a profonde riflessioni una classe politica sempre impegnata in scontri e violenze verbali, accentuate di più in questi ultimi giorni di incombente crisi del Governo.
Mafie e cocaina
La cocaina continua ad essere lo stupefacente che interessa sempre le mafie italiane, soprattutto quella calabrese che, grazie a consolidati, pluridecennali rapporti commerciali con i narcotrafficanti colombiani e intermediari di altre nazionalità, continua a gestire il traffico internazionale.
Che la cocaina sia, poi, nonostante il prezzo di vendita al minuto sia ancora elevato nelle varie piazze italiane, la droga con una domanda particolarmente forte, lo si evince anche dai rilevanti sequestri effettuati dalle forze di polizia e dalle dogane in questi primi sette mesi: circa 6.200kg.
Si tratta, peraltro, di un dato provvisorio elaborato sulla scorta di report mensili redatti dalla Direzione Centrale per i Servizi Antidroga (DCSA) e che include anche i 290kg sequestrati in Perù ai primi di luglio scorso e diretti in Italia (nel corso dell’operazione la polizia peruviana ha arrestato anche due cittadini italiani).
E’ certo che alla fine del 2019 verrà superato il record dei sequestri di cocaina annotato nel 2011 con 6.348kg. Alcuni porti italiani, tra questi quello di Gioia Tauro, di Livorno, di Genova, continuano ad essere interessati dai carichi più consistenti che arrivano su navi portacontainer salpate dai porti di alcuni paesi sudamericani (Colombia, Ecuador, Panama, Brasile).
Negli ultimi mesi, inoltre, il porto di Genova sembra quello “privilegiato” dalla ‘ndrangheta (già a gennaio erano stati intercettati poco più di 2.000kg). Il sequestro, alcuni giorni fa, di 380kg di cocaina operato nel contesto di un’operazione undercover dalla Guardia di Finanza con la collaborazione della DEA (l’agenzia antidroga americana) e l’arresto, tra gli altri, di un emissario del clan Alvaro-Bellocco, ne è la ulteriore conferma.
Anche a metà giugno, con l’operazione Edera del Ros dei carabinieri coordinati dalla DDA di Reggio Calabria erano emersi “antichi” rapporti di affari tra la mafia calabrese e i narcos colombiani interessati a smistare una produzione di cocaina che, lo ricordiamo, annualmente, supera le mille tonnellate.
Le piazze di spaccio maggiori per questa sostanza sono sempre quelle romane dove, al primo luglio, risultano intercettati circa 140kg, quelle di Milano con 92kg, di Bologna con circa 30kg e di Napoli con 27kg.
Collegati al traffico/spaccio di stupefacenti in generale ci sono, poi, i tanti, troppi, fatti di violenza che si registrano ogni giorno e che destano un allarme sociale che dura, in genere, qualche ora, qualche giorno, come nel drammatico recente episodio in cui, a Roma, è stato ucciso il vice brigadiere dei carabinieri Rega.
Poi si torna alla “normalità” e alla routine di tutti i giorni con gli arresti di spacciatori che tornano prestissimo in libertà al consueto “servizio”. Quella “normalità” che, per esempio, ha prodotto una spaventosa rete di clan, famiglie, gruppi cellule mafiose e cani sciolti che gestiscono il narcotraffico a Roma.
Una Capitale sempre più irriconoscibile e inguardabile anche per questo.
Le Regioni dello spaccio
Che gli stranieri coinvolti nel traffico/spaccio di stupefacenti rappresentino una buona fetta, il 40% circa, sul totale annuale delle persone denunciate all’a.g. lo abbiamo scritto più volte.
La novità del 2018 (il trend è confermato anche nei primi sette mesi del 2019) è, tuttavia, il calo dei marocchini spacciatori avutosi nel 2018 (2.813 corrispondente ad un meno 6,95% rispetto al 2017) insieme a quello, più contenuto, degli albanesi (1.917, meno 2,59%), dei tunisini (1.338, meno 1,55%), dei gambiani (1.263, meno 0,24%), dei senegalesi (1.338, meno 15,95%) mentre fanno un consistente balzo in avanti i nigeriani (2.144 con un più 25,23%) consolidando la seconda posizione nella non invidiabile graduatoria degli stranieri denunciati a livello nazionale (cfr. la relazione annuale della DCSA, luglio 2019).
L’altro dato significativo del 2018 riguarda il numero, in assoluto il più alto nel decennio, 14.217, degli stranieri denunciati all’autorità giudiziaria (il valore più basso nel 2015 con 10.303), con una distribuzione regionale che vede le “macroaree” del nord Italia con il 56,28% seguita dal centro con il 31,23% e “solo” il 12,49% nel sud e nelle isole (dove la minore presenza di stranieri denunciati è da ricollegarsi alle attività di spaccio controllate dalle organizzazioni criminali autoctone).
793 gli stranieri denunciati per associazione finalizzata al narcotraffico (art.74 del T.U. 309/1990) con un incremento apprezzabile rispetto ai 493 del 2017.
Quasi il 76% del totale degli stranieri denunciati nel 2018 dalle forze di polizia sono concentrati in sette Regioni e cioè in Lombardia che con 3.0120 stranieri ha registrato un più 5,15% rispetto all’anno prima, nel Lazio con 2.343 ed un più 10,45%, in Emilia Romagna dove i 1.414 stranieri hanno rappresentato un meno 8,77%, in Toscana con 1.270 ed un meno 10,56%, nel Veneto con 1.022 ed un meno 17,05%, in Piemonte con 893 ed un decremento del 21,25% e in Liguria con 829 ed un calo del 3,49%.
La conferma, alla fine, di quel fenomeno di “pendolarismo” che contraddistingue lo spacciatore straniero sempre disponibile a “trasferte” impegnative e più o meno prolungate, a volte obbligate, verso altre zone del Paese dove può “lavorare” più tranquillamente.
Situazione di mobilità che sta caratterizzando anche questi primi sette mesi del 2019 con “missioni” di molti spacciatori stranieri (7.403 già quelli denunciati sul totale di oltre 17.500 persone) verso i luoghi di villeggiatura dove poliziotti e carabinieri cercano di arginare un fenomeno, il c.d. microspaccio, che si svolge sempre più spudoratamente nella consapevolezza che sono davvero brevi, a causa di una legislazione inadeguata, le interruzioni forzate a tali attività determinate dalla polizia giudiziaria che arresta nella flagranza di reato.
563, infine, le donne straniere denunciate all’a.g. nel 2018 sul totale nazionale di 2.644, in prevalenza di nazionalità nigeriana, romena, albanese, marocchina e peruviana.
Un mercato, quello degli stupefacenti, come ripetiamo da anni, sempre florido, particolarmente redditizio e destinato ad ulteriore espansione nonostante le “dichiarazioni di guerra” che si sentono ripetere, stancamente, di tanto in tanto.
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