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Milano ricorda Borsellino e le vittime delle stragi

Martina Mazzeo * il . Mafie

borsellino“Ogni anno siamo in tanti e questo è importante. Ma è più importante che ci siano persone della mia generazione ma anche giovani. Io sono noto come uomo del fare, ma voglio anche essere l’uomo del sentire. Le cose che accadono dipendono dai valori in cui crediamo”.

Ha salutato così i presenti il sindaco di Milano Giuseppe Sala questo pomeriggio ai giardini Falcone e Borsellino per la commemorazione delle vittime della strage di via d’Amelio, il 19 luglio 1992.

“Stiamo commemorando persone che condividono i valori di questa città, come il sacrificio – ha proseguito Sala – stamattina in giunta abbiamo deciso di deliberare l’intitolazione di un giardino a Emanuela Loi e Francesca Morvillo. Ci saremo per il 27 luglio, la strage di via Palestro. Settimana scorsa abbiamo commemorato Giorgio Ambrosoli. Noi dobbiamo confrontarci con la realtà che c’è: oggi la Dia ha ricordato che la Lombardia è al centro dei traffici illeciti. Quello che dobbiamo fare quindi è prevenire, reprimere, dimostrare che ognuno di noi possiamo avere un ruolo. Sempre di più dobbiamo ripartire dalle scuole. Abbiamo in noi le qualità morali per fare la differenza”, ha concluso Sala, per poi lasciare la parola a Lucilla Andreucci, referente di Libera Milano.

“Abbiamo bisogno di esempi, come quello di chi ha lavorato a dispetto delle scorte dimezzate e dei mezzi inadeguati. Paolo Borsellino – ricorda Lucilla Andreucci – sapeva che lo Stato lo aveva tradito, stava trattando con la mafia che lui stava combattendo. Eppure non si e’ arreso, cosi’ come Ambrosoli, dalla Chiesa. Oggi ci si arrende per molto meno. Presunte trattative nella politica, nella magistratura. Emergenze dettate dalle esigenze della politica, come l’immigrazione. Ma l’emergenza della mafia, della corruzione? – ha proseguito Andreucci ricordando lo scrittore Andrea Camilleri e le sue parole sulla importanza della verità – c’è bisogno di difendere la libertà e la giustizia e di parlare ai giovani di come chi è stato ucciso ha vissuto”.

“I buoni esempi fanno parte del patrimonio di questo paese e per questo non vanno cancellati. Ricordiamoci che la mafia siamo anche noi e il nostro modo di comportarci”, ha concluso Andreucci ricordando la giovane testimone di giustizia Rita Atria, morta suicida il 26 luglio 1992, proprio a causa della perdita di Paolo Borsellino.

“E’ motivo di grande emozione per me essere qui – ha dichiarato commossa Alessandra Dolci capo della direzione distrettuale antimafia di Milano – Falcone, Borsellino, si sentivano soli, abbandonati. C’è pericolo che ciò si ripeta? Tutti i commentatori sostengono che Cosa nostra sia in grossa difficoltà benchè non sia stata sconfitta. Il problema vero, dicono, è la presenza della ‘ndrangheta. Noi a questo pericolo stiamo cercando di fare fronte. La ‘ndrangheta sa che deve costruire consenso e lo sta facendo sempre di più nei nostri territori. Sono gli imprenditori, i politici che vanno a cercare i mafiosi. Assistiamo a una decadenza morale che ha fatto sì che più di una regione sia ormai in una situazione di colonizzazione – ha aggiunto facendo riferimento all’ultima indagine della Dda di Milano che ha coinvolto l’aeroporto di Malpensa – il problema ce l’abbiamo in casa, siamo consapevoli di ciò? E questo è il primo punto che voglio condividere con voi oggi. Il secondo punto, per quanto mi riguarda, e’ essere degna della memoria dei colleghi che oggi commemoriamo. E per fare questo devo fare sempre meglio il mio lavoro. Ai miei colleghi dico sempre che per fare al meglio il nostro dovere abbiamo il dovere di andare avanti insieme”, ha concluso, anche lei come chi l’ha preceduta ricordando la figura di Ambrosoli, che le istituzioni e la cittadinanza hanno commemorato lo scorso 11 luglio a Milano.

Testa alta e schiena dritta è l’immagine che riassume il pensiero unanime di tutti i relatori su Paolo Borsellino. Così infatti anche Angela Portosi, attivista del movimento Agende rosse e Rosy Tallarita, famigliare di vittima innocente di mafia e componente della scuola di formazione ‘Antonino Caponnetto’ organizzatrice dell’evento.

“Oggi 19 luglio voglio spiegarti che hai il dovere di mantenere il ricordo del passato. Imparerai il valore della memoria e la fatica del sacrificio in nome della giustizia. Imparerai a distinguere per non confondere. Voglio spiegarti che hai il dovere di considerare la mafia un problema anche tuo” ha detto Tallarita al pubblico riunito ai giardini rivolgendosi al bambino che porta in grembo.

“Non c’è niente di retorico in questo incontro – ha incalzato Nando dalla Chiesa nel suo intervento conclusivo – a partire da questi giardini, voluti tanto tempo fa da persone che non avevano neanche l’età per votare. Oggi il sindaco si è inchinato di fronte al cippo che ritrae i volti di Falcone e Borsellino, a rimarcare la sacralità superiore della vita di alcune persone. Falcone e Borsellino sono più italiani di tanti italiani di oggi”.

Facendo riferimento agli audio di Borsellino recentemente desecretati, dalla Chiesa ha aggiunto: “mi hanno impressionato. Nonostante le tante vittime che c’erano già state, non è bastato questo per garantire sicurezza a uno dei magistrati più impegnati. Siamo a fine 1984. Due anni dopo si scatena contro Borsellino la polemica sui professionisti dell’antimafia. Il sistema gli si rivolge completamente contro per avere ottenuto successi sul campo e di conseguenza una scorta maggiore. Interroghiamoci sempre sulla nostra capacità di capire. E a chi dice che erano persone normali che facevano il loro dovere, io dico no: persone che fanno quello che hanno fatto Falcone e Borsellino sono molto di più”, ha concluso, visibilmente emozionato, dalla Chiesa.

* Agenzia DIRE Giovani

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