La testimonianza di don Costantino
Nelle pieghe delle storie di mafia puntualmente scopri che si nasconde qualche capitolo importante che avresti dovuto conoscere e che la polvere degli scaffali della memoria hanno occultato.
Avviene così che dall’Agenzia SIR apprendo che domenica scorsa a Resuttano, in provincia di Caltanisetta, il vescovo di quella diocesi e il parroco hanno concelebrato una messa a 100 anni dall’uccisione per mano di mafia di don Costantino Stella, parroco della cittadina.
Ho cominciato così a informarmi su questo personaggio mite ma vigoroso che alla fine dell’800 aveva dato avvio a una serie di iniziative sociali a favore dei contadini e delle loro famiglie costruendo un Monte Frumentario per la distribuzione dei concimi, una Cassa rurale e tante altre cose che finirono col disarmare le attività di usura delle mafie locali e con l’irritarne i rappresentanti che decisero di farlo fuori.
Superfluo aggiungere che, come spesso avviene nel Belpaese, nessuno ha mai saputo chi furono i mandanti e gli esecutori dell’accoltellamento.
Ma a me è parsa subito una testimonianza efficace e bella non solo dell’opposizione di quel pezzo di chiesa alle mafie, ma anche la prova evidente che la povertà e la miseria sono le migliori alleate del malaffare e delle mafie.
Ed è stata intitolata a don Costantino Stella una cooperativa di giovani che intendono “rivalutare nel miglior modo gli immobili sequestrati alla mafia, e accogliere i minori, le ragazze madri, i giovani che vivono in condizioni di disagio, gli anziani sempre più soli”.
Far emergere la gente dalla condizione di bisogno, equivale a sottrarle al potere mafioso. Ieri come oggi. Dovremmo tutti tenerlo a mente.
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