BCC Terra d’Otranto, nuove rivelazioni
Due interrogatori. Sette ore di dichiarazioni fiume davanti agli uomini del Ros dei carabinieri di Lecce.
È l’ultimo colpo di scena nella vicenda Bcc Terra d’Otranto che, in Salento, tiene banco nelle colonne in cronaca da cinque anni.
Se da un lato infatti, è iniziato il processo a carico di sei persone (tra cui il primo cittadino del Comune di Carmiano, nel leccese, Giancarlo Mazzotta, e nomi noti della Sacra Corona Unita) per – tra i vari capi d’imputazione – estorsione aggravata da metodo mafioso, a seguito di condotte che sarebbero state poste in essere in occasione delle elezioni del cda di quella ex cassa rurale nel 2014, dall’altro l’indagine non può dirsi completata.
Proprio perché nuovi e pesanti elementi si aggiungono, giorno dopo giorno aprendo nuovi scenari mentre il comune in cui ha sede la filiale storica di quella Bcc, Carmiano, rischia il commissariamento per infiltrazioni mafiose, con tanto di commissione d’inchiesta al suo secondo trimestre di intenso lavoro.
Indagini a tambur battente con raggio d’azione che, da quelle elezioni in Bcc, si è allungato all’attività amministrativa del primo cittadino a processo, alle sue attività imprenditoriali nel settore turistico, a quel clima omertoso in prima battuta e, ora che cadono castelli e certezze sempre più collaborativo, che si respira in paese.
Per gradi.
Come accaduto nell’udienza di giugno, anche l’udienza dell’1 luglio ha regalato un’altra matrioska.
In quella sede il pm Carmen Ruggiero ha infatti acquisito agli atti del processo l’interrogatorio reso al Ros da Emanuele Sperti, imprenditore di Carmiano, un tempo vicino al sindaco indagato e poi completamente distante, il cui nome comparve nel 2014 tra le righe dei primi 16 indagati per la vicenda Bcc e fu poi subito dopo stralciato. Per comparire di nuovo, come presunto autore di una tentata estorsione ai danni dello stesso sindaco, nel 2017, in qualità di intermediario di un boss per la riscossione di un debito.
Proprio quei sospetti pesanti, che peraltro non hanno per ora prodotto avvisi di garanzia, avrebbero spinto l’uomo, a rendere spontanee dichiarazioni, facendolo così entrare dalla porta principale nel processo Bcc, in qualità di teste dell’accusa.
Irregolarità nelle elezioni Bcc 2014, collegamenti e presunte collaborazioni (dagli interessati sempre negati nonostante siano anche parenti) tra il sindaco Giancarlo Mazzotta e il cugino, Giovanni Mazzotta (insieme nella foto, acquisita agli atti delle indagini ndr), uomo ritenuto attivo nel clan Tornese della Scu, sono alcuni degli elementi contenuti in quelle dichiarazioni che ricostruiscono con precisione chirurgica ogni fase di quella chiamata al voto, dal prima al durante al dopo. Pressioni per rilasciare false dichiarazioni sulla posizione di alcuni soci “blasonati”, spendita di nomi di altri personaggi forti del clan per avere credito e fare paura, rapporti personali e relazioni divenuti causa di rottura di altri rapporti.
Per quanto riguarda la foto, in possesso degli inquirenti, in cui i due Mazzotta, Giancarlo e Gianni, compaiono insieme val la pena ricordare che, anche se cugini, i due hanno sempre negato entrambi di avere rapporti. Hanno sempre dichiarato pubblicamente di non essere mai andati d’accordo e di non frequentarsi. Non ci sono infatti intercettazioni telefoniche di dialoghi tra i due. Ci sono invece, agli atti delle indagini sulla banca, le dichiarazioni rese da diverse persone ascoltate, vittime, testimoni e indagati, che invece li smentiscono. La foto, scattata in casa a tavola prova che i due mentono.
Gli interrogatori si diceva, sono due, e risalgono alla scorsa settimana. Se qello di Sperti riguarda accadimenti relativi prettamente alla banca e alle elezioni che hanno scatenato l’indagine, il secondo interrogatorio, reso da un altro imprenditore di Carmiano, riguarda in maniera più specifica le ombre e le opacità dell’attività imprenditoriale e amministrativa del sindaco, e risulta quindi materia utile per la commissione di accesso al comune.
Man mano che indagini a 360 gradi e processo vanno avanti però, emerge uno spaccato che, al di là di ruoli e presunte responsabilità del primo cittadino al centro del “Cerchio” (questo il nome dell’indagine, ndr) è amaro.
Attorno all’amministratore è infatti palpabile il lezzo e la longa manus del “mondo di mezzo”, quello degli ex amici delusi che non hanno avuto ciò che volevano e che ora sono i suoi peggiori accusatori, ci sono quegli elettori che lo hanno votato per la seconda volta col 70% del suffragio, e poi c’è l’ombra di una Sacra Corona unita sempre più raffinata: il vuoto intorno e la capacità di decidere della morte e della vita della gente con eleganza e precisione chirurgica, senza rumore e senza versare nemmeno un goccio di sangue.
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