Sea Watch, la capitana Carola e l’attimo fuggente
Lo scontro in corso in Italia tra il governo e le Ong da mesi, si manifesta concretamente in queste ore da un lato con il Ministro dell’Interno che continua nella sua politica dei porti chiusi contro di loro, e la giovane Carola Rakete che forzando il blocco, si trova ora davanti al porto di Lampedusa.
In mezzo l’Europa, con la sentenza di qualche giorno fa della Corte di Strasburgo, con una Unione che come Ponzio Pilato se ne lava le mani, dando un colpo ai valori fondanti dell’Europa tra cui quello di riconoscere a ogni persona la propria dignità.
Nello stesso giorno, il mondo è scosso dalla foto del giovane padre e della sua bambina, di origine salvadoregna, morti annegati in un fiume al confine tra il Messico e gli stati Uniti.
Il mondo intero, attraverso questi tragici eventi deve fare i conti con la propria disumanità, una disumanità che divide sempre più i cosiddetti stati occidentali da quei popoli che, cercando di uscire da guerre e povertà, cercano una speranza di vita.
In pochi attimi si manifesta la pochezza della politica e dei politici del nostro tempo e dei nostri paesi, che non sanno affrontare come comunità internazionale temi che ci accompagneranno, come dice Massimo Cacciari, per generazioni, se solo pensiamo a quanto aumenterà, nel giro di pochi decenni, la popolazione nei paesi africani.
E così mentre il nostro Ministro dell’Interno parla di sistemi di tutela delle nostre frontiere terrestri sullo stile di Orban e di Trump (barriere, ecc….) perchè ormai è risaputo da tutti che stanno cambiando le rotte dei migranti e per esempio sta riprendendo vigore la rotta Balcanica, dall’altra si assiste al silenzio assordante delle cancellerie europee, che lasciano sempre più solo il nostro paese (anche in conseguenza delle assenze del nostro paese dai luoghi e dagli spazi dove di migrazione in Europèa si parla).
In questa solitudine della politica internazionale, con un gesto coraggioso e dirimente, appare sulla scena la capitana della Sea Watch Carola che risponde alla disumanità della politica, con l’umanità di chi mette la vita delle persone al centro e prima di tutto.
Un gesto che mette in imbarazzo chi è chiamato a governare il nostro paese, e l’intera Unione Europea, ma che interroga al tempo stesso anche le nostre coscienze, e nessuno può tirarsi indietro.
Torna in mente il film “L’attimo fuggente” e quel gesto bellissimo dei ragazzi che, all’uscita di scena del loro professore salgono sui banchi della classe e compiono la loro scelta.
“Capitano, mio capitano”, vale anche per tutti noi, dobbiamo decidere dove la nostra visione della vita ci porta a volgere lo sguardo verso uno dei due “capitani” e due visioni della vita e della convivenza tra le persone completamente diversi.
Una scelta che implica non solo da che parte stare, che non non è solo un parteggiare per l’uno o per l’altro, ma è anche avere dei comportamenti consegeuenti a questa decisione.
Mi vengono in mente le bellissime parole della canzone di Ivano Fossati “Mio fratello che guardi il mondo” quando dice: “se c’è una strada sotto il mare, prima o poi ci troverà, se non c’è strada dentro al cuore degli altri, prima o poi si traccerà”.
Il gesto della capitana Carola a me sembra proprio un gesto capace di tracciare una strada nel cuore delle persone che ancora vogliono avere un minimo di umanità e cercando di costruire ponti e non di alzare muri.
Io da parte mia, scelgo di salire su quel banco di scuola e di volgere il mio sguardo verso la capitana Carola e la sua scelta, quella che sento la più vicina al mio modo di essere e di vedere la vita, che riconosce a ogni uomo, chiunque esso sia la sua dignità e il suo diritto a cercare la propria felicità in questo mondo.
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