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Quando un libro ci aiuta a pensare

Pierluigi Ermini il . Informazione, L'analisi

rampiniIn queste settimane ho letto un bellissimo libro scritto da Federico Rampini dal titolo “Quando inizia la nostra storia”.

Si tratta di un volume che attraverso l’analisi di alcuni eventi importanti che si snodano dalla scoperta delle americhe da parte di Cristoforo Colombo, dalla nascita della stampa di Gutemberg, dall’avvento della riforma protestante, fino alla pace di Vestfalia nel 1648 per arrivare fino ai nostri giorni (eventi epocali accaduti alcuni secoli fa), ci permette di capire il nostro presente e il tempo che stiamo vivendo.

Un percorso lungo, ricco di interrogativi, che magari mette in discussione anche alcune nostre convinzioni, che non cerca di trovare soluzioni all’oggi, ma solo di far intuire quanto la storia sia una guida anche per la nostra vita.

Già solo questa convinzione dovrebbe far capire a tutti come la storia sia una materia che non può non essere studiata nelle nostre scuole.

Conoscere la storia è l’unica possibilità che abbiamo, insieme alla coerenza per i valori nei quali crediamo, di imparare a ragionare con la propria testa, fuori anche dalle spinte che vengono dalla politica, che cercano di semplificare situazioni che semplici non sono, proprio per la storia che si è sviluppata nel corso di questi secoli.

La nascita del periodo coloniale iniziato con Colombo fino alla sua fine (che possiamo individuare nella conclusione del colonialismo inglese in India nel 1947), la riforma di Lutero che permette all’uomo per la prima volta un rapporto diretto con Dio, senza la mediazione dei sacerdoti e dell’autorità ecclesiastica, grazie anche alla scoperta dei caratteri di stampa con Gutemberg che permette la pubblicazione delle prime Bibbie non più solo trascritte a mano, sono alcuni degli eventi di portata mondiale che ci riguardano.

Fino alla pace di Vestfalia che sancisce la nascita degli stati nazionali, da cui poi si svilupperà qualche decennio dopo, nel ‘700, la nascita dello stato di diritto.

Quello stato di diritto da cui sono nate le nostre forme democratiche occidentali, fino al momento dello sviluppo del libero mercato e della globalizzazione, che segna da una parte il momento di maggior apice del liberismo più sfrenato, la crisi finale del comunismo e al tempo stesso il declino del predominio occidentale.

Un declino che secondo Federico Rampini ha una data ben precisa, il 1972, quando Nixon incontra in Cina Mao Tze Tung e dove nasce uno stretto rapporto tra i due ministri degli esteri Zhou Enlai e Kissinger. Un incontro che avviene per cercare di limitare un nemico comune, l’Unione Sovietica, per cercare di uscire dall’impasse della guerra in Corea da un lato e per cercare di entrare nel contesto mondiale che conta dall’altro.

Dice Rampini: “Se oggi la Cina è una superpotenza in grado di sfidare l’egemonia americana, lo si deve alla scelta americana di “sdoganarla”, legittimarla nelle relazioni con l’Occidente”.

E’ grazie a quell’incontro che negli anni 2000 la Cina entrerà nel libero mercato mondiale, ma alle sue condizioni (ovvero quello di un’economia senza diritti nel mondo del lavoro) e oggi si trova ad essere una superpotenza economica, con in mano molto del debito americano e con una situazione, in tema di diritti, ancora di uno stato dittatoriale.

Cina, India (un paese con un’economia sempre più forte nata dalla fine del colonialismo), Russia e America (che con Trump spinge a una divisione tra i paesi europei), sono le potenze che spingono e concorrono a fare in modo che l’Unione Europea sia sempre più debole.

Quell’Europa nata dai valori del diritto e che oggi rischia più di tutti, di tornare indietro, non solo da un punto di vista economico, ma anche da un punto di vista dei diritti conquistati dai suoi cittadini.

Questi sono solo alcuni degli spunti di cui Rampini parla nel suo libro, che offre tantissime altre opportunità di analisi e di ricerca.

Consiglio a tutti la lettura di questo libro che ci aiuta a ripercorrere la storia dell’uomo in questi 500 anni che possiamo considerare come la storia della modernità.

Mi piace concludere queste brevi riflessioni con un pezzo riportato nel libro di Rampini che riprende una citazione di Franklin Foer direttore della rivista “The new republic” tratta dal suo libro “I nuovi poteri forti” e che dice: “la lettura di un libro, è uno degli ultimi atti di resistenza, perchè la cultura stampata sulla carta ci consente di accdere alla contemplazione….”

E’ vero, i libri ce li portiamo dentro, e ci tornano in mente nel corso delle nostre giornate e quando riflettiamo su ciò che accade nella storia quotidiana che viviamo.

Proprio come fa il libro di Federico Rampini che apre mondi nuovi e ci permette di pensare con la nostra testa, e di crescere e di sentirsi più autonomi e indipendenti…..

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