Via al Decreto sicurezza bis
Il decreto legge recante “Disposizioni urgenti in materia di ordine e sicurezza pubblica” voluto fortemente dal Ministro dell’Interno, è, dunque alla firma del Presidente della Repubblica per la sua promulgazione (non sono escluse “precisazioni” quirinalizie) e successiva pubblicazione sulla Gazzetta Ufficiale.
Di contrasto alle tante forme di illegalità e di violenza che si registrano quotidianamente, di azioni più incisive contro la criminalità predatoria e tutte le mafie che vivono nel Paese, nessuna traccia.
Evidentemente non sono una delle priorità del Governo e si vedrà cosa racconterà il Ministro dell’Interno alla Commissione parlamentare Antimafia che lo ha formalmente “convocato” dopo ripetute sollecitazioni informali cadute nel vuoto come ha sottolineato lo stesso presidente senatore Morra (Otto e mezzo del 12 giugno).
Resteranno ancora una volta delusi quei cittadini che, non avendo letto le due bozze del c.d. decreto bis sulla sicurezza avevano immaginato di vedere finalmente una svolta sul tema, magari in arruolamenti solleciti di più poliziotti e carabinieri, nella costruzione di nuove carceri (anche solo ristrutturazione di quelle esistenti o riadattamento di vecchie strutture), di più militari dell’esercito nel presidio di alcuni territori, urbani ed extraurbani, più critici sul piano della sicurezza.
Nulla di tutto questo.
Il provvedimento in questione, dopo diverse “limature” e polemiche, si compone di 18 articoli suddivisi in 3 Capi con i primi quattro articoli dedicati al tema, particolarmente a cuore al Ministro dell’Interno, dell’immigrazione.
Non per poterla “governare” prestando attenzione ai tanti profili che la caratterizzano ma per limitare, vietare l’ingresso, il transito e/o la sosta – per ragioni di ordine e sicurezza pubblica (due concetti spesso dilatati ) – di navi che entrano nel mare territoriale. Il riferimento è, naturalmente, a quelle navi delle Ong ( definite anche “navi pirata” dallo stesso Ministro) che sono state oggetto di una speciale attenzione con sequestri e denunce all’a.g. per aver soccorso in mare i migranti e cercato un porto sicuro contravvenendo alle disposizioni che regolano tali attività.
Vengono, così, modificati gli articoli 11 e 12 del Testo Unico sull’Immigrazione prevedendo anche sanzioni amministrative pecuniarie (da 10mila a 50mila euro) nei confronti del comandante della nave soccorritrice, dell’armatore e del proprietario, con la possibilità della confisca del natante laddove venga reiterata tale condotta. Le sanzioni non vengono più comminate dal “competente Comando delle Capitanerie di Porto” come era stato indicato nella prima bozza del decreto ma dal “Prefetto competente in relazione al luogo dell’accertamento della violazione”. Vengono, in tal modo, evitate le probabili polemiche e interferenze che ci sarebbero state innanzi alle sollecitazioni del Ministro dell’Interno nella adozione di tali provvedimenti (i Prefetti, come noto, sono invece diretta espressione del Ministro dell’Interno in tema di tutela dell’ordine e della sicurezza pubblica).
C’è, poi, il trasferimento della competenza alle Procure distrettuali antimafia anche per le ipotesi non aggravate dei reati associativi di favoreggiamento dell’immigrazione clandestina (sono note le frizioni e polemiche tra il Ministro dell’Interno e alcuni Procuratori ordinari in relazione a provvedimenti di esclusiva competenza dell’autorità giudiziaria).
Bene i 28 milioni di euro per l’assunzione con contratti a tempo determinato di 800 unità per eliminare l’arretrato dei procedimenti di esecuzione delle sentenze penali di condanne definitive (intollerabile che si sia affrontata tale emergenza solo dopo alcuni gravi fatti di cronaca con protagonisti persone in libertà nonostante sentenze definitive da anni).
L’inasprimento di sanzioni penali per le violenze alle persone o alle cose in occasione di manifestazioni pubbliche appare opportuna considerati i vari episodi verificatisi anche nei mesi passati.
Su “rimpatri” degli stranieri irregolari, tema anche questo oggetto di aspre polemiche politiche perché ritenuti numericamente “insoddisfacenti”, la “palla” passa anche al Ministero degli Esteri dove viene istituito un Fondo ad hoc per intese bilaterali anche con “finalità premiali nei confronti di Paesi” particolarmente collaborativi nella riammissione di loro cittadini.
E sul punto di questa collaborazione mi sia consentito un po’ di scetticismo.
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