Testimone a testa alta
In occasione dell’uscita nelle sale cinematografiche di “A mano disarmata”, proponiamo ai lettori la recensione pubblicata sull’ultimo numero di Narcomafie del libro di Federica Angeli, da cui è stato tratto il film diretto da Claudio Bonivento e con Claudia Gerini nella parte della coraggiosa giornalista della redazione romana de La Repubblica.
La battaglia per liberare Ostia e il litorale dalle mafie non è ancora finita, ma l’impegno di singoli è diventato un percorso collettivo con la nascita dell’associazione antimafia NOI e va dato pieno merito a Federica Angeli di essere stata, per quel territorio e non solo, la migliore testimone della possibilità concreta di battere la violenza e il malaffare delle cosche.
Può un libro diventare qualcosa di più che un semplice prodotto editoriale destinato ad avere successo, secondo le preferenze dei lettori e del mood culturale di quel particolare momento?
La risposta è sì, a condizione che vi sia contenuta all’interno una storia vera e non inventata oppure si narri un ideale civile e sociale per cui valga la pena battersi, in un periodo storico dove il disincanto e la fine delle appartenenze ideologiche ha causato una crisi valoriale, apparentemente insuperabile. Quando poi storia vera e ideale civile si sommano, il mix che ne viene fuori è veramente esplosivo e il suo successo non si misura solo e soltanto con il numero delle ristampe.
La storia vera è quella di Federica Angeli, cronista di valore nella redazione romana de “La Repubblica”; l’ideale civile è quello di una cittadinanza attiva che si assume le sue responsabilità, senza delegare ad altri una partecipazione in prima persona contro il crimine e il malaffare. Il libro in cui questi due elementi trovano sintesi felice è A mano disarmata.
Il teatro d’azione del racconto fatto in prima persona da Angeli è il litorale laziale; Ostia, oggetto di contesa tra i diversi clan mafiosi della zona, in particolare Spada e Fasciani. Il punto di partenza è un documentato lavoro giornalistico che porta alla luce una verità taciuta: la presenza delle mafie, pervasiva e soffocante tanto del tessuto sociale, quanto di quello economico, in una porzione d’Italia, dove negare è regola aurea. L’inchiesta “Mafia capitale” ha aperto molti occhi, ben al di là degli esiti ottenuti in sede processuale, ma ad Ostia si è continuato per anni a ripetere il mantra di un’assenza delle mafie. È stato proprio il lavoro di Federica Angeli a far cadere ogni alibi e da quel momento si è aperta una nuova fase.
Fin qui sarebbe la storia di una giornalista che ha fatto bene il suo lavoro, e che per questo ha iniziato a ricevere minacce e intimidazioni, ma c’è di più, c’è quell’altro elemento fondamentale: la testimonianza civile, agita in prima persona dalla Angeli, quando di fronte ad un tentato duplice omicidio, in una notte di luglio del 2013, anziché obbedire all’invito di Spada: “Tutti dentro, lo spettacolo è finito!” rivolto in direzione degli abitanti di Ostia, lei compresa, perché non seguissero dai loro balconi quanto stava accadendo in strada, decide di non abbassare le tapparelle, ma di denunciare gli autori del reato.
Da quel momento preciso, la vita di Federica e della famiglia prende una direzione completamente diversa. L’assegnazione di una scorta per i gravi pericoli cui si esposta denunciando in solitaria gli Spada implica uno stravolgimento del ménage familiare cui tutti vengono sottoposti, dal marito ai tre bambini. Gli espedienti, adottati dalla coppia per non far pesare troppo ai figli la quotidianità blindata si rifanno alle invenzioni di Roberto Benigni nel suo capolavoro cinematografico La vita è bella e, disseminati lungo il testo, tolgono tensione al racconto serrato di una battaglia che da impegno professionale trascende in riscossa civile, grazie anche alla presa di coscienza che l’azione della Angeli innesca nella popolazione ostiense più desiderosa di affrancarsi dal giogo dei clan.
Non è un percorso lineare, quello che viene illustrato nelle pagine che sono costate fatica e solitudine, paura e lacrime a Federica e alla sua famiglia, ma tuttavia ad accompagnare il lettore è un sottile filo rosso, a tratti invisibile, che si chiama speranza. La speranza di vivere in un territorio senza mafie e senza corruzione, a patto che la consapevolezza e la conoscenza si accompagnino ad un’assunzione di responsabilità in prima persona.
Federica Angeli si è guadagnata la fiducia di migliaia e migliaia di cittadini, non solo di Ostia, ma dell’intero Paese: i suoi social media sono sempre più frequentati e articoli, iniziative che la vedono coinvolta, vengono rilanciate continuamente. È accaduto con la bella manifestazione voluta da Fnsi e Libera ad Ostia nel novembre 2017, in occasione delle sue testimonianza in aula contro gli Spada e ancora per la passeggiata della legalità del giugno 2018.
Ora la sua storia ha travalicato anche i confini nazionali, per diventare il segno di una possibile vittoria contro il crimine e la violenza. Un libro da leggere, insomma, per quanti amano il giornalismo d’impegno e intriso di etica, soprattutto per prendere una bella boccata d’aria fresca, quanto mai necessaria oggi.
Federica Angeli
A mano disarmata
Baldini+Castoldi, 2018
pp. 384, euro 17,00
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