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Il caso Siri e la corruzione di alcuni funzionari pubblici

Piero Innocenti il . Istituzioni, SIcurezza

corruzione (1)Temporeggia ancora il Presidente del Consiglio in merito alle dimissioni del Sottosegretario Siri, che dovrebbe essere normale per chi è indagato per corruzione ed esercita delicate funzioni pubbliche.

E questo, al di là della responsabilità penale del politico che sarà accertata solo al termine del processo che, probabilmente, interesserà i tre gradi della giurisdizione previsti dal nostro ordinamento.

Questa, peraltro, è la regola che viene osservata quando vengono indagati appartenenti  alle forze di polizia (a tutti i livelli) con la sospensione immediata dal servizio nei casi di una certa gravità, o con eventuali e immediati trasferimenti ad altri uffici e, in caso di condanne penali (definitive) per taluni delitti, la destituzione dal Corpo di appartenenza.

E’ impensabile, in realtà, che chi esercita funzioni pubbliche continui il “servizio” alla collettività con il dubbio sulla sua onestà, imparzialità e correttezza. A maggior ragione quando, dalle indagini della magistratura, emergono gravi e concordanti indizi di colpevolezza che si concretizzano in provvedimenti cautelari.

Anche in questi primi quattro mesi del 2019 non sono mancati, purtroppo, diversi episodi particolarmente negativi da parte di rappresentanti delle forze dell’ordine. Ne riepiloghiamo alcuni perché, forse, questo scadimento di valori che si va rilevando da qualche anno a questa parte (in passato, a mia memoria, gli episodi erano decisamente di meno) necessiterebbe di una maggiore riflessione.

Non dico che ci sia una “questione morale” nel contesto delle forze di polizia che sono ancora istituzioni ben salde e non inquinate, ma sicuramente il tema dovrebbe essere affrontato esercitando maggiori controlli anche per impedire che si possano (involontariamente?) tracciare “linee” di comportamento poco “ortodosse” e magari tollerate dalle gerarchie all’interno dei singoli Corpi.

Così, a gennaio scorso, sconcerto ha destato la notizia dell’arresto per corruzione di un maresciallo dei carabinieri, ex comandante della stazione di Nerviano (Milano) e di sua moglie. Nella stessa giornata del 15 gennaio, a Roma, la stessa sorte toccava a due magistrati, arrestati insieme ad un ispettore di polizia e a due imprenditori, per associazione a delinquere basata sulla corruzione in atti giudiziari.

Il giorno dopo, a Milano venivano ammanettati un sovrintendente della polizia di stato in servizio al Commissariato Greco Turro, un luogotenente della Guardia di Finanza ed altre persone, nel contesto di un’indagine su documenti falsi per il rilascio di permessi di soggiorno.

Il mese termina con l’arresto, a Roma, di un poliziotto ed altre quattro persone per una serie di rapine in banca, mentre ai primi di febbraio va in carcere un tenente colonnello della Guardia di Finanza per sfruttamento della prostituzione e si prosegue con l’arresto, a Frosinone, di un poliziotto insieme ad altre dodici persone, per traffico di stupefacenti, e di un altro agente di polizia, a Milano, nei guai, con la moglie cinese, per corruzione e falso.

A marzo, scalpore, sempre di breve durata, per l’arresto, a Castelvetrano (Trapani), dell’ex presidente dell’Assemblea regionale siciliana, dell’ex capo della segreteria di Alfano e di tre poliziotti. Per tutti l’accusa è di corruzione, voto di scambio, abuso d’ufficio e rivelazione di segreti di ufficio.

Il mese si chiude con l’arresto dell’ex questore di Firenze e di altri due ex poliziotti per associazione a delinquere finalizzata alla truffa, frode assicurativa e simulazione di reato. Una bella combriccola davvero!

In aprile un carabiniere è indagato a Ravenna per corruzione per aver fornito informazioni su procedimenti pendenti su altro dipendente ad imprenditori, da uno dei quali aveva fatto assumere la sua compagna.

Il mese termina con la notizia di alcuni agenti della polizia penitenziaria del carcere Lorusso e Cotugno (Torino) indagati per corruzione spaccio di droga ( avrebbero introdotto in carcere micro cellulari e droga in cambio di denaro dai detenuti).

Tutti subito sollevati dalle loro funzioni in attesa degli accertamenti ulteriori della magistratura e dell’inchiesta amministrativa subito avviata dal DAP.

Armando Siri, indagato o condannato?

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