Le mafie in terra orobica
In fila, uno dopo l’altro, ci sono 101 fatti criminali – praticamente due a settimana, in crescita rispetto agli anni precedenti – e 12 dichiarazioni istituzionali che accendono i riflettori su un tema che non si può più sottovalutare.
L’Osservatorio sulle mafie in Bergamasca di Libera Bergamo ha presentato la nuova edizione del dossier su «mafie e criminalità organizzata» in terra orobica, un «atlante» che fa luce su clan vecchi e nuovi, racket e corruzione, criminalità ambientale e intimidazioni agli amministratori pubblici.
La pubblicazione raccoglie gli episodi accaduti nel 2018, corredati da un’indicazione puntuale delle fonti, con centinaia di articoli di stampa e decine di atti giudiziari e documenti istituzionali. Divisi per capitoli, via via scorrono per esempio 9 fatti relativi alle mafie tradizionali, dalle condanne definitive per ’ndrangheta al duplice omicidio di Caravaggio dell’aprile 2018 che intreccia nomi legati al clan siciliano dei Madonia; tra i 5 episodi del capitolo sui «nuovi clan», l’attenzione si posa sulle vicende delle gang nomadi e delle gang indiane, con sequestri preventivi e processi.
La droga resta il business illegale più redditizio: il dossier ricostruisce 27 notizie su sequestri ingenti, dai 5 chili in su, o su vicende particolarmente significative per i nomi coinvolti. Crescono le frodi fiscali, con giri d’affari che lambiscono persino il miliardo di euro e la particolarità di essere commesse da persone estranee ai clan tradizionali. Non solo «mafia doc»: nel dossier, Libera ha infatti incluso anche storie con protagonisti ben lontani dal mondo delle cosche, ma che restano significative perché presentano modus operandi simili a quelli delle organizzazioni criminali più storiche.
In Bergamasca, il 2018 è stato soprattutto l’anno degli scandali nella pubblica amministrazione. In dodici mesi, varie indagini hanno toccato – anche con arresti – la motorizzazione civile, il carcere, l’ex direttore dell’Inps di Bergamo. Il caso più emblematico è quello di Foppolo, comune dell’alta valle Brembana travolto da una maxi-inchiesta che ha portato all’arresto del sindaco Beppe Berera, definito il «dominus» del «sistema», e del primo cittadino di Valleve (comune limitrofo) Santo Cattaneo; entrambi si sono poi dimessi. Agli indagati si contestano a vario titolo i reati di associazione a delinquere finalizzata alla bancarotta fraudolenta, alla truffa per ottenere rimborsi dalla Regione, al falso.
Un sistema di potere radicato, che affonda le radici in tempi ormai lontani, fotografato nelle parole degli atti giudiziari. Lassù, attorno alle figure dei sindaci, si sarebbe creato «un sodalizio che da oltre un decennio domina incondizionato il territorio dell’alta valle Brembana»; una società partecipata dal pubblico, la Brembo Super Ski, operante nel redditizio business dello sci, è così divenuta «strumento di una gestione domestica e spregiudicata del territorio, al fine di accentrare nei suoi esponenti l’incondizionato controllo economico e politico del territorio». Oltre al malgoverno, i magistrati rilevano anche le ritorsioni verso chi non si è piegato al volere della «cricca»: dalle indagini è infatti emerso «uno spaccato non occasionale non solo di collusione ma anche di atti violenti o di intimidazione verso soggetti che non si conformavano all’agire e al volere dei due sindaci – si legge nell’ordinanza del tribunale del riesame di Brescia che a maggio 2018 si è espresso sulle misure cautelari ai danni dei due sindaci -, l’esistenza di un più generale atteggiamento intimidatorio nei confronti dei soggetti che non fossero in linea con la gestione amministrativa ed economica della valle, un clima di prevaricazione e sopraffazione diffuso». In un altro filone dell’indagine si parla anche di corruzione, con una presunta mazzetta da quasi un milione di euro che sarebbe stata versata da diversi imprenditori di Foppolo – col sindaco Berera a fare da «collettore» – all’allora assessore provinciale all’Urbanistica di Bergamo Enrico Piccinelli (che si è dichiarato estraneo ai fatti), per «aggiustare» l’approvazione del Pgt. L’attenzione degli investigatori si è posata sul sistema-Foppolo a partire dall’incendio doloso – rimasto tuttora irrisolto – che nel luglio del 2016 devastò gli impianti di risalita della località turistica.
Libera Bergamo ha presentato anche il vademecum su «Come difendersi dalla penetrazione mafiosa nell’economia bergamasca», una «guida» – realizzata in collaborazione con Imprese&Territorio, Cisl e Cgil – rivolta soprattutto ai piccoli imprenditori per riconoscere le modalità con cui la criminalità allunga i propri tentacoli verso l’impresa legale.
Dossier e vademecum sono scaricabili gratuitamente in formato .pdf dal sito www.liberabg.it.
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