Non cedere alla violenza
La cosa peggiore che potrebbe accaderci di fronte all’orrore che suscitano le immagini e le notizie che provengono dallo Sri Lanka è di poter solo pensare di rispondere a quell’eruzione di violenza con altra violenza.
Non cedere a questa tentazione significa innanzitutto obbedire al Vangelo e tradurlo nella pratica più coerente.
Tuttavia anche semplicemente sul piano di ragione, si comprende come il fanatismo farneticante di ogni fondamentalismo, dopo la prima fase del terrore, prevede quella dello scontro. Accettare di sfidarsi sul terreno della violenza significa diventare come loro, assumere la stessa visione del mondo, aderire al loro progetto, farsi ridurre alla medesima volontà, dichiarare la loro vittoria.
Non cedere alla violenza non significa soltanto non lasciarsi sopraffare dal male e dall’odio ma vuol dire anche non accettare di percorrere la strada della risposta altrettanto violenta che sembrerebbe quella più scontata.
Amare i nemici e pregare per quelli che ci fanno del male sono le risposte che permettono a questo mondo di sopravvivere. Adottare la strada evangelica della nonviolenza, prima ancora che risultati concreti nella sconfitta dei terroristi, ci affranca dalla bestemmia del dolore inflitto che serve soltanto ad aumentare la sofferenza in altri senza diminuirlo in noi.
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