Il Dio di tutti..
Questa notte molti di noi si recheranno nelle chiese delle nostre città e paesi per celebrare la Pasqua di Nostro Signore Gesù Cristo, colui che riconosciamo come il Figlio di Dio mandato dal Padre per la salvezza del mondo.
Questa notte è la notte della speranza, ma è anche la notte in cui Gesù ci chiama a prendere coscienza di chi è lui e di cosa è venuto ad insegnarci.
“Chi era lui” è una bellissima canzone di Adriano Celentano scritta e cantata tanti anni fa e che è ancora attuale quando dice “Chi era lui, dopo duemila anni voi, non sapete ancora chi è, chi era lui, dopo tutto quello che lui ha fatto per noi…..”
La fede inizia da qui, da questa domanda che tutti ci siamo posti e continuiamo a porci di fronte al mistero, ai dubbi, alla capacità di scavare dentro la nostra coscienza che quest’uomo, che si creda o no, ha ancora verso ciascuno di noi.
“La fede comincia là dove la religione finisce” scriveva il filosofo credente Soren Kierkegaard ed è una frase che credo ci permette di fare un salto di qualità e di comprensione, per tutti noi che stasera saremo in queste chiese.
Perché se una cosa è chiara è che Gesù, non è venuto a fondare una religione, ma è venuto a parlare di suo e nostro Padre, come del Dio di tutti.
C’è una bella frase di don Luigi Ciotti che mi piace particolarmente quando parla di Dio e che dice “tranquilli, Dio non è cattolico” e credo sia una frase che stasera ci dobbiamo portare dentro alle nostre chiese.
Nessuno sa e saprà mai lungo questa vita terrena cosa è Dio, perché noi non possiamo comprendere l’Infinito e i modi che Dio ha di parlarci in qualunque luogo viviamo, siamo, cultura abbiamo.
Dio è sempre oltre di noi e li ci attende, con pazienza, amore, nostalgia e ci dice, “dai prova a fare un altro passo, un passo d’amore ….”
Il Dio che Gesù ci ha raccontato è un Dio che cammina con noi nella nostra storia e solo stando dentro la storia, passo dopo passo, evento dopo evento, noi possiamo crescere nella comprensione di Lui.
Così io penso che la Bibbia è parte di questo cammino nella nostra storia, un cammino dove dal Dio che sceglie Abramo come capostipite del suo popolo, dal Dio degli eserciti che fa di Israele il suo popolo prediletto, si arriva al Dio dell’Amore di Gesù, come momenti di sempre maggiore comprensione del disegno che Dio ha per l’uomo.
Ed è parte di questo cammino anche il Corano dove “di Dio si parla come Rahman, cioè amore eterno e infinito e come Rahim, ovvero l’amore di Dio che cerca la relazione con l’uomo”.
Non sono parole mie, ma parole, queste ultime, della teologa islamica e teologa cristiana Shahrazad Houshmand, una donna, come si definisce lei, innamorata di Gesù e credente all’Islam, che ha scritto un piccolo, ma bellissimo libro dal titolo “Il Dio di tutti”.
Queste cose, aldilà dell’aspetto razionale, si respirano profondamente in Terra Santa, muovendosi per le strade di quelle città, Gerusalemme su tutte, dove il Dio di tutti, degli ebrei, dei cristiani, dei musulmani, si percepisce nei luoghi santi (muro del pianto, moschea di Omar, Santo Sepolcro), e dove ogni pietra sembra raccontarti che il Dio di tutti ha fatto di quella terra la sua dimora.
Ma poi Dio parla oltre quella terra, parla con la lingua delle altre fedi, e tutte parlano d’amore tra gi uomini come disegno del loro Dio.
Il Dio di tutti, è il Dio di cui parla ogni giorno Papa Francesco; non un Dio che ha scelto me, la religione cattolica che io professo, o i cristiani, ma un Dio che è molto più grande del nostro volerlo ricondurre dentro a dei confini e che parla d’amore a tutti gli uomini, utilizzando strade, modi, linguaggi diversi, perché diversi siamo noi su questa terra e lungo le sue strade e i suoi sentieri.
Così stasera quando entriamo nelle nostre chiese per celebrare la Pasqua, non scordiamo che il Padre di Gesù è quel Padre che ha scelto Abramo come suo capostipite, da cui sono nati Isacco e Ismaele, ovvero la nostra cultura e quella araba, è quel Padre che ha scelto il popolo ebreo come suo prediletto fino a condurlo nella terra santa, è quel Padre che ha deciso di sacrificare suo figlio per insegnare a noi cos’è l’amore e che ci chiede di amare e di riconoscere pari dignità a tutti gli uomini con cui scriviamo oggi la nostra parte di storia, chiunque essi siano, riconoscendoli come fratelli.
E’ un Padre che va ben oltre il confine della nostra adesione al cristianesimo o cattolicesimo, ma che ai confini di una religione, preferisce l’infinito presente nella fede, dando a noi la capacità di concorrere non a comprendere tutto, ma ad avvertire, gustare, gioire della partecipazione al Suo infinito.
Un accenno di vita eterna, che anche stasera nelle nostre chiese, potremo respirare e avvertire, e verso la quale possiamo fare un altro piccolo passo in avanti, superando i nostri stantii e inutili confini .…
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