Cronisti minacciati, Fnsi: «L’Antimafia convochi i colleghi»
«Mi sono spaventata? Sì. Non me lo aspettavo. Mi hanno ‘colpita’ in un momento di normalità, di vita privata. Ma la risposta può essere una sola: continuare a fare il nostro lavoro, continuare a indagare. E dobbiamo farlo tutti insieme, perché solo così possiamo contrastare chi vorrebbe imbavagliarci».
Floriana Bulfon, giornalista freelance di Repubblica e l’Espresso, racconta così quello che le è successo l’altra sera quando, rientrata a Roma da un viaggio di lavoro, ha scoperto nella sua auto una bottiglia con del liquido infiammabile. «Minacce, querele temerarie, denigrazioni. Il clima che si respira nei confronti dei giornalisti fa paura. Ma non possiamo lasciarci intimidire. L’unica soluzione contro gli attacchi al giornalismo è andare tutti insieme, noi giornalisti, sui territori e raccontare quello che vediamo. Insieme possiamo sentirci forti», ribadisce nel corso della conferenza stampa convocata nella sede della Fnsi.
«Quello che è successo a Floriana Bulfon è solo l’ultimo episodio di una escalation di intimidazioni, minacce, aggressioni verbali e fisiche ai danni dei giornalisti. L’elenco è lungo e segue un filo logico: si colpisce chi con il suo lavoro scava in modo ‘seriale’ alla ricerca delle notizie su mafia, razzismo, fascismo», osserva Giuseppe Giulietti. «Politica e istituzioni devono seguire questi casi con impegno e attenzione. Chiediamo alla Commissione antimafia, che proprio ieri ha nominato Walter Verini coordinatore del Comitato per la difesa dei giornalisti minacciati, una audizione immediata, partendo da Floriana e portando in Commissione tutti i cronisti minacciati», propone il presidente della Federazione nazionale della Stampa italiana.
«Il caso della collega Bulfon conferma il clima poco favorevole per chi fa informazione oggi in Italia. Aumentano le minacce provenienti da criminalità, gruppi neonazisti e neofascisti. Un clima a cui le istituzioni rispondono con grandi impegni e dichiarazioni di intenti, ma con zero provvedimenti», rileva il segretario generale Raffaele Lorusso. «Così come – incalza – da anni si parla di riforma del reato di diffamazione e di contrasto alle richieste di risarcimento danni sproporzionate in sede civile, vere e proprie armi di intimidazione nei confronti dei cronisti e del diritto dei cittadini ad essere informati. Giacciono alla Camera proposte di legge, presentate da esponenti 5 Stelle, che non vengono calendarizzate nonostante le promesse del presidente Fico. Intanto però sono già in atto i tagli che, senza interventi correttivi, porteranno alla perdita di numerosi posti di lavoro».
Lorusso ricorda infine che «ora della previsione del carcere per i giornalisti si occuperà la Corte Costituzionale, dopo che più volte la Corte dei diritti umani si è pronunciata contro l’Italia dichiarando la pena detentiva contraria alla Convenzione europea».
Il segretario del Consiglio nazionale dell’Ordine dei giornalisti, Guido D’Ubaldo, conferma l’impegno dell’Ordine a costituirsi parte civile «al fianco della Fnsi e dei colleghi», ricordando che «già lo scorso anno eravamo insieme sotto la redazione di Repubblica e l’Espresso all’indomani del presidio di Forza Nuova», e anticipa che «il Consiglio dell’Ordine ha già segnalato all’Osservatorio per la sicurezza dei giornalisti quanto successo a Floriana Bulfon. Intanto ci uniamo alla richiesta del sindacato ai colleghi di riprendere e rilanciare le inchieste dei cronisti minacciati, diventando così scorta mediatica non solo di questi colleghi, ma anche dei cittadini», conclude.
Alla conferenza stampa anche il direttore dell’Espresso, Marco Damilano; l’Usigrai; il vicesegretario dell’Associazione Stampa Romana, Stefano Romita; Roberto Pagano, in rappresentanza della rete NoBavaglio; rappresentanti di Articolo21 e di altre associazioni che si battono per la libertà di informazione.
«In questi mesi – ricorda il direttore Damilano – l’Espresso ha subito vari attacchi. Da Forza Nuova a dicembre 2017. Attacchi sulla rete. Due colleghi sono stati aggrediti a gennaio al cimitero del Verano. Tutti episodi – osserva – che confermano che è in atto un attacco al giornalismo di inchiesta. I colleghi che fanno inchieste illuminano quello che senza il loro lavoro rimarrebbe sconosciuto, oscuro. Oggi più che mai serve quel giornalismo di inchiesta che scova i fatti e li mette in collegamento per descrivere il contesto di questo Paese dove i giornalisti coraggiosi hanno molti problemi. Ci troviamo sul fronte di una battaglia civile che ci chiama ad impegnarci».
Giornalisti, Verini: «Anche Antimafia con Bulfon»
«Oggi la Federazione Nazionale della Stampa ha testimoniato vicinanza e appoggio a Floriana Bulfon giornalista di Repubblica ed Espresso, fatta oggetto di minacce per il suo lavoro di inchiesta sulla criminalità romana e sui gruppi e i clan che operano nella Capitale, a partire dai Casamonica». Lo dichiara il deputato Pd Walter Verini, coordinatore del Comitato dell’Antimafia che si occupa delle minacce mafiose ai giornalisti e delle penetrazioni dei poteri criminali nel mondo dell’informazione, in un messaggio inviato alla Fnsi.
«È solo l’ultimo dei casi – continua – di giornalisti minacciati da mafie, organizzazioni neofasciste e neo-naziste, criminalità organizzata. Per questo è giusto, doveroso essere al loro fianco: difendere la libertà e la sicurezza dei giornalisti significa difendere la libertà di informazione e la libertà di tutti, messa in discussione anche da un clima pesante che si respira in questo Paese contro l’informazione, l’editoria, la stampa. Proprio ieri, in Commissione Antimafia, abbiamo insediato il Comitato per la difesa dei giornalisti minacciati dalle mafie e dalla criminalità e contro le penetrazioni mafiose nel mondo dell’informazione, che ho il compito di coordinare. È un ulteriore strumento di impegno comune che affiancherà queste battaglie per contribuire a non lasciare soli cronisti che compiono – per tutti – il loro dovere. Ed è per questo che al più presto incontreremo i giornalisti minacciati, la FNSI, Libera e Articolo 21 e le associazioni impegnate su questo fronte», conclude.
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