Cittadinanza e diritti
In questi giorni ho letto d’un fiato la nuova “Lettera a un razzista del terzo millennio”, scritto da don Luigi Ciotti e pubblicato da Edizioni Gruppo Abele. Per il carattere dialogico e divulgativo, è una lettura che consiglio a tutti, in primo luogo ai giovani e docenti nelle scuole.
In base alla sua lunga esperienza e militanza nel Gruppo Abele, e poi con la fondazione della rete di Libera, don Luigi ci guida per farci conoscere nel profondo il valore di alcuni principi che oggi sono messi fortemente in discussione dall’ignoranza e dalla paura del diverso. Ribaltando alcuni luoghi comuni e banalità di certe campagne (come quelle promosse dalla Lega e dal suo onnipresente Ministro degli Interni), don Luigi ci porta con mano, in modo semplice e discorsivo, a valutare le radici profonde – cristiane e laiche – di alcuni valori e principi che sono alla base di ogni comunità fondata sulla civiltà dell’accoglienza e della convivenza tra culture e religioni diverse, senza distinzioni di ceto e di etnie.
Sono molto belle e toccanti alcune pagine in cui ci ricorda come anche noi abbiamo vissuto in prima persona le esperienze dei migranti, quando venivamo accolti con durezza in Svizzera o negli USA dove venivamo considerati degli esseri inferiori. Senza mezzi termini, l’autore ci porta subito nel cuore del problema parlando del razzismo come un sintomo, un segnale inquietante dei nostri tempi: “Dopo essere stato per decenni un tabù, incombe oggi sul nostro Paese. Parlo del razzismo nella sua accezione più cruda, cioè della pulsione ostile, aggressiva nei confronti nei confronti di chi è percepito come diverso, per il colore della pelle o per abitudini di vita, lingua, religione” (sono parole sue).
Poi passa a descrivere e sfatare alcuni luoghi comuni che oggi alimentano il razzismo, diffuso a piene mani dai media e dai politici di governo. Lo fa con un tono pacato, con profondità scientifica e pedagogica, descrivendo il fenomeno in dieci capitoli raccolti intorno ad alcune voci e concetti chiave. A partire da quello di invasione che alimenta tante paure ed insicurezze nei nostri concittadini (un sentimento tanto diffuso qui da noi in realtà come quelle della domiziana). Don Luigi smonta questa “bufala” con alcuni dati essenziali: “Nel nostro paese c’è uno straniero ogni quindici cittadini e gli irregolari sono meno di uno ogni cinquanta italiani”. E rileva che finora il problema è stato aggravato dalla mancanza di una politica coerente per costruire una “convivenza garantita da diritti e da doveri, dall’opportunità data a tutti di vivere una vita libera e dignitosa”. Poi passa ad analizzare un altro luogo comune, quello racchiuso nella battuta salviniana “prima gli italiani”, spesso trincerandosi dietro alcuni casi in cui l’accoglienza viene utilizzata come business (che vanno denunciati e combattuti come malcostume ad opera di malfattori). Senza dimenticare che “il rifiuto, i provvedimenti restrittivi, le espulsioni, i geti di peggior razzismo non riguardano i migranti in quanto tali ma quelli più poveri”.
Poi passa ad analizzare il concetto di diversità, da cui scaturiscono tante paure, in particolare della “perdita di identità”, che ci porta a considerare l’altro come un diverso, come uno straniero, che “genera sentimenti di ostilità, di aggressività e perfino di odio”. Di fronte a queste reazioni, don Luigi fa bene a ricordarci con parole essenziali: “L’immigrazione è una sfida cruciale del nostro tempo, quella che più di altre ci pone di fronte ad un bivio: da una parte diventare una società aperta, giusta, accogliente; dall’altra essere una società chiusa, diffidente, dominata da aggressività e fantasmi, che – la storia ce lo insegna – invece di metterci a riparo dall’insicurezza, la alimentano”.
Poi ci porta a fare i contri con la perdita della memoria storia, quella di un popolo di migranti, ricordandoci alcune narrazioni come quelle di Andreo Rinauro, di Nuto Revelli, da cui emerge che siamo stati vittime di pregiudizi e di discriminazioni in tante parti del mondo, dove venivamo considerati come esseri “inferiori”. In America nel 1922 arrivarono a scrivere su una prestigiosa rivista: ”Non abbiamo spazio in questo paese per l’uomo con la zappa, sporco della terra che scava e guidato da una mente minimamente superiore a quella del bue, di cui è fratello”. Non dovremmo mai dimenticarci che su queste basi si fondano anche la nostra storia e le radici della nostra cultura.
Infine nel volume vengono analizzati i concetti di muri e di confini presidiati, da cui sono scaturiti il “decreto Salvini” ed i provvedimenti contro una buona pratica di integrazione come quella di Riace, una certa indifferenza ormai prevalente in Europa. Che ha prodotto alcune politiche vergognose come quella del trattato con la Turchia, “una pagina della storia altrettanto vergognosa di quella delle leggi razziali, mossa dallo stesso disprezzo ed indifferenza per la dignità umana”. Non meno ipocrita risulta un’altra affermazione oggi ricorrente “aiutiamoli a casa loro”, che serve solo a salvarsi la coscienza di fronte al dovere di accoglienza e di soccorso che dovrebbe essere alla base della nostra civiltà.
Di fronte a questa deriva, che in alcuni casi ci porta anche all’insorgenza di vere e proprie forme di nuovo fascismo e di xenofobia, che già abbiamo conosciuto negli anni più bui della nostra storia, don Luigi conclude con alcune parole di speranza e con alcune proposte, che con la enciclica del Papa lui definisce “conversione ecologica” con queste parole: “Occorre un impegno a cui ciascuno di noi deve dare un contributo. Un impegno che parta dal basso ma prima ancora da dentro, dall’inquietudine e dalla ribellione delle coscienze, da una nuova etica del cambiamento”. Ed aggiunge in modo netto: “Dobbiamo contrastare gli speculatori e gli imprenditori della paura, i tanti che in diversi ambiti lanciano l’allarme e vendono soluzioni facili a problemi complessi”, con cui sempre di più dobbiamo fare i contri nel mondo della globalità e dell’interconnessione.
Rivolgendosi al suo ipotetico interlocutore “razzista del terzo millennio”, don Luigi conclude con alcune parole di speranza, in primo luogo rivolte ai credenti: “Non ci si può dire cristiani e poi alzare muri, costruire comunità chiuse ed esclusive, selezionare e scartare i compagni di viaggio”.
E poi ci ammonisce con parole toccanti: “Perché di fronte al disumano non si può più restare inerti. L’ingiustizia è di chi la commette ma anche di chi assiste e non fa nulla o non fa abbastanza per fermarla. Queste parole sono rivolte anche a te, soprattutto se sei giovane e non ancora del tutto travolto dalla rabbia e dell’insano orgoglio di essere superiore a qualcuno. La mia generazione non ha realizzato gli obiettivi di giustizia che aveva promesso. Ma non è una buona ragione per abbandonarli. Al contrario, occorre riprenderli”.
Cittadinanza e diritti
Presentazione del libro di don Luigi Ciotti, Edizioni Gruppo Abele.
Lettera ad un razzista del terzo millennio
Mercoledì 10 aprile 2019 ore 17,30
Caserta, La Feltrinelli Corso Trieste 154
Interverranno Cidis Onlus – Forum Giovani Caserta
Mimma D’Amico, CSA Ex Canapificio
Rosario Laudato, Presidio Libera Caserta
Coordina Le Piazze del Sapere
Invitati: VE Raffaele Nogaro e Michele Zannini
In collaborazione con: FTS Casertano, Cidis Onlus, CSA Ex Canapificio, Presidio Libera Caserta, Forum Giovani Comune di Caserta
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