Sicurezza, dalla narrazione alla realtà
Dunque, tra i due Vicepresidenti del Consiglio, c’è disaccordo anche sul sistema della sicurezza pubblica nel nostro Paese.
La polemica, a distanza, è sorta dopo la nota vicenda del cittadino di origini senegalese che alcuni giorni fa ha sequestrato una cinquantina di studenti minorenni che trasportava a bordo di un bus da lui guidato con l’intenzione di compiere un gesto folle per richiamare l’attenzione sulle vicende delle migrazioni. Il drammatico episodio non ha avuto tragiche conseguenze grazie al tempestivo allarme lanciato da uno dei giovani trasportati e dal pronto intervento dei carabinieri.
Da questo fatto, Di Maio che è Ministro dello Sviluppo Economico, ha preso lo spunto per “lamentare” l’inefficacia del sistema di prevenzione – che dovrebbe essere prioritario rispetto alla repressione – facendo un generico riferimento a quello “americano” ritenuto migliore.
Pronta la replica di Salvini, Ministro dell’Interno, che ha sostanzialmente replicato di volersi tenere ben stretto il nostro apparato della sicurezza. E, francamente, non gli si può dar torto nonostante qualche sfasatura che, a volte, si può rilevare in qualche parte del territorio nazionale. Ma non c’è dubbio come l’attuale vigente modello di sicurezza ed il coordinamento territoriale delle forze di polizia abbia, sino ad ora, reso sicura la vita della nostra Comunità coinvolgendola intelligentemente in forme di sicurezza condivisa e partecipata, apprezzate dalle moderne democrazie.
Beni, questi della sicurezza e dell’ordine pubblico, che, lo ricordiamo, debbono essere tutelati in maniera uniforme su tutto il territorio nazionale. Questa è stata, infatti, la scelta del legislatore costituzionale del 1948 che ha da sempre considerato i suddetti beni come interessi di carattere generale, diversi da quelli propri della polizia locale.
Ma, per una tutela adeguata, in un momento storico come l’attuale, occorre dare maggiori risorse umane (e materiali) alla Polizia di Stato e all’Arma dei Carabinieri che sono le due forze di polizia a competenza generale che possono garantire tranquillità alla collettività.
A ben poco sono serviti i provvedimenti normativi degli ultimissimi anni (a partire dal decreto legge del 2017, voluto dall’allora ministro dell’interno Minniti, in tema di sicurezza urbana e di tutela del decoro urbano delle città), dopo il fallimento sostanziale della politica attuata nel 2008 dall’allora ministro dell’interno Maroni il cui obiettivo era quello di dare la “massima visibilità” ai sindaci sceriffi responsabili della “sicurezza urbana” (concetto elaborato per la prima volta proprio da Maroni con un suo decreto del 5 agosto 2008).
Modesti, poi, quasi insignificanti, i risultati che si volevano ottenere con le varie ampollose forme di collaborazione interistituzionale previste in tema di sicurezza integrata, con “patti” e “comitati” vari per coinvolgere i sindaci, ordini di allontanamento, divieti di accesso a determinate aree o all’interno o in prossimità di locali pubblici , con il coinvolgimento delle polizie locali (municipali) in attività di polizia di prevenzione e di polizia giudiziaria in ambiti, cioè, non proprio pertinenti (per esempio lo sfruttamento della prostituzione, lo spaccio di stupefacenti) le funzioni di tali Corpi.
Attività sollecitate anche dall’attuale Ministro dell’Interno con circolari inviate nei mesi scorsi ai Prefetti ai quali compete, sul piano politico amministrativo, la funzione coordinamentale delle forze di polizia nelle singole province.
Senza fare confusione, tuttavia, che vi è una generale funzione di polizia a protezione di qualsiasi turbativa che minacci la convivenza sociale e l’ordine pubblico e poi una funzione particolare di polizia rapportata all’ambito di una certa località, per il soddisfacimento di tutela di specifiche turbativa in determinate materie che hanno rilevanza in quel determinato contesto territoriale.
Ferma restando l’unitarietà del sistema sicurezza che è un pilastro della stessa unità nazionale.
Continua la “narrazione” sulla sicurezza pubblica
La situazione reale sulla sicurezza nel nostro Paese, intanto, continua ad essere ben diversa da quella che viene “narrata” sistematicamente da chi ha la responsabilità politica della sua tutela e da alcune autorità di ps che elencano dati su arresti e sequestri, quasi che fossero solo questi a determinare la tranquillità di una comunità.
Certo la repressione è importante ma lo è di più un sistema efficace di prevenzione e, soprattutto, un sistema penale- processuale che consenta di non vanificare le due attività di polizia citate. Altrimenti si rischia che anche le forze di polizia, vedendo troppo spesso vanificati i risultati del loro servizio, possano scoraggiarsi, con le conseguenze che si possono intuire.
Sta di fatto che non passa giorno che, di fronte a gravi delitti, non si senta ripetere il fumoso ritornello della “tolleranza zero” e di espulsioni immediate nei confronti degli stranieri che commettono reati, che, in realtà, non sono pochi. Una cosa è certa: sono aumentati, rispetto a diversi anni fa, gli episodi di violenza in strada e nelle abitazioni.
Solo in questi ultimi giorni di marzo, la cronaca ha registrato, a Milano, una rapina in danno di una signora novantunenne, aggredita in strada da un uomo che nell’intento di derubarla l’ha scaraventata in terra causandole, tra l’altro, la perdita di alcuni denti. In due distinti episodi, a Vicopisano e a Nodica, due comuni pisani, due ottantenni sono stati picchiati e legati in casa dai banditi in cerca di oro e denaro. Ed ancora, a Spoleto, dove almeno cinque malviventi, con accento straniero, hanno fatto irruzione in una villa tenendo in ostaggio marito e moglie che stavano cenando e portandosi via denaro e gioielli.
Tragico l’altro fatto accaduto a San Lorenzo in Campo, un piccolo comune della provincia di Pesaro dove un settantaquattrenne è stato trovato morto, imbavagliato e legato alla sedia, con la casa a soqquadro (spariti i suoi risparmi). La stessa sorte è toccata a Napoli ad una donna di settantasei anni trovata morta nella sua abitazione, legata e imbavagliata con nastro adesivo, mentre, a Novara, nelle stesse ore, la polizia arrestava due persone responsabili di aver sequestrato una donna in casa, minacciandola con un coltello per avere il denaro. Coltello che non si è fatto scrupolo di usare un ladro di auto, un marocchino, sorpreso, a Torino, a fare razzie su auto in sosta: l’uomo intervenuto per bloccarlo è stato colpito con tre fendenti.
L’insicurezza si diffonde in molte altre città, come si rileva dalla lettura dei quotidiani locali. Così a Sondrio, nella serata tra il 23 e il 24 marzo scorso, ben sei case sono state svaligiate con intere famiglie terrorizzate.
E allora torna il consueto tema di come siano necessari arruolamenti straordinari di poliziotti e carabinieri per controllare capillarmente strade e vie di accesso alle nostre città e alle periferie.
I proclami lanciati nei mesi scorsi dal Ministro dell’Interno in tema di potenziamento delle forze di polizia sono ancora soltanto buone intenzioni che dovevano (dovrebbero) tradursi in fatti, prevedendo adeguati stanziamenti di fondi (come è stato fatto per altri settori).
La sicurezza garantita a chiacchiere verrà presto smascherata e costerà cara, in termini di consenso elettorale, anche all’attuale classe politica dirigente, così come è stato per quella degli anni passati che l’ha colpevolmente sottovalutata relegandola a valutazioni occasionali e marginali.
Occorrerà, poi, come ripeterò sino alla noia, dare più risorse alle forze di polizia, potenziando, magari, anche i singoli servizi di polizia scientifica provinciali per assicurare, nelle ventiquattro ore, dappertutto, un servizio specialistico che è determinante nella individuazione dei responsabili di furti e rapine (la percentuale degli autori scoperti, a livello nazionale, continua ad essere bassa, intorno al 25%).
Servizio che va assicurato per tutti i cittadini, con tempestività, non solo quando sono coinvolti personalità di rilievo o loro parenti.
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