I colletti bianchi della massoneria di Castelvetrano
Solo un’opinione pubblica disattenta e un’informazione ancora più distratta non riesce a dare l’importanza dovuta a ciò che è emerso a Castelvetrano in provincia di Trapani.
Nella città natale di Matteo Messina Denaro sono state eseguite 27 ordinanze di custodia cautelare, in carcere o ai domiciliari, 5 obblighi di dimora, 4 informazioni di garanzia. Non si tratta dei soliti fiancheggiatori dei clan ma di una loggia massonica – di fatto un gruppo di affari – di cui facevano parte un ex sindaco, un ex vice-sindaco e uno dei candidati alla poltrona di primo cittadino alle prossime amministrative.
Una ramificazione vasta di infiltrazioni e influenze che andavano dall’Assembea Regionale Siciliana al Viminale, passando per la stessa Commissione antimafia. Il tutto finalizzato all’esercizio del potere e ai soldi, tanti soldi.
Il fatto, a mio avviso, non è isolato e non può essere recintato in un angolo della Sicilia.
Le mafie senza questa fitta rete di “amicizie” e influenze non conterebbero nulla e sarebbero destinate ad esaurirsi. È invece proprio la forte complicità o assimilazione massonico-affaristica dei colletti bianchi a dargli forza. Lo hanno testimoniato molti collaboratori di giustizia (pentiti) e alcuni di questi sono stati ritenuti pazzi.
Da Castelvetrano oggi ci fanno sapere che avevano ragione.
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