Dalla Brexit agli Stati Uniti d’Europa?
Quanto sta accadendo sulla Brexit sta cambiando le carte in tavola in tutta la Comunità Europea e anche quei partiti che fino a poco tempo fa chiedevano di uscire dall’Unione, adesso parlano solo di modificare i suoi trattati, di cambiare le sue politiche.
In pratica quello che fanno la destra, la sinistra, i verdi e i liberali, tutti i partiti che hanno sempre difeso prima di tutto l’unità dell’Europa.
La Camera dei Comuni in Inghilterra e il governo di Theresa May non sanno più che “pesci prendere”, e come fare ad uscire da una situazione che si fa ogni giorno di più per loro intricata sia da un punto di vista economico, sia da un punto di vista sociale e politico.
Un evento quello britannico, che non può non spingerci a riflettere.
Ci avviciniamo alle elezioni del 26 maggio con la riscoperta, in modi diversi, della necessità di stare insieme, di dar vita ad una unione più forte, e anche in Italia cresce il consenso verso l’Europa.
A dicembre del 2018 il 64% degli italiani ritiene che l’appartenenza dell’Italia all’Unione Europea è una cosa positiva, con un aumento di 15 punti percentuali rispetto a un anno prima. Solo il 15% pensa che sia una cosa negativa, in diminuzione di ben 7 punti rispetto a dicembre 2017.
In aumento anche gli italiani che hanno un’immagine positiva dell’UE, ora il 42%, rispetto al 31% di dicembre scorso, con le risposte negative in diminuzione dal 36% al 31%.
Notizie non proprio positive per il fronte sovranista, mentre i partiti italiani che fanno dell’adesione all’Europa uno dei punti irrinunciabili del loro programma, dovrebbero lavorare in queste settimane che ci separano dalle elezioni, proprio sugli aspetti che stanno alla base dell’essere convinti “europeisti”.
Al riguardo, a riscoprire i motivi del sentirsi europei, aiuta la lettura dell’ultimo libro di Enrico Letta “Ho imparato” che dedica un intero capitolo a questo tema.
Letta parla di “Fare l’Europa” perchè, per esempio, nel resto del mondo il welfare non è così solidaristico come da noi, perchè la parità uomo – donna non è applicata come da noi, la difesa dell’ambiente non è una priorità in altre parti del mondo come da noi, perchè i diritti legati agli orientamenti sessuali e alla tutela delle minoranze non sono garantiti come da noi, perchè la giustizia spesso in altre parti del mondo è meno indipendente e la stampa è meno libera, in tante parti del mondo esiste la pena di morte e le garanzie per l’imputato sono più limitate. Da noi lo stato è laico e la pratica religiosa è libera, il lavoratore è più tutelato, i sindacati sono liberi e tutelate le attività associative, l’insegnamento non deve rispondere a dottrine di stato.
In poche parole tutto ciò è frutto di un patrimonio di valori importanti, che fanno dell’Europa, nonostante i suoi limiti, “uno spazio privilegiato della speranza umana”.
Senza dimenticare che la Comunità Europea ha garantito in questo continente una pace che dura da quasi 75 anni, che ha favorito lo sviluppo sociale ed economico di molti paesi, anche grazie alla libera circolazione delle persone.
Riscoprire queste verità positive ci aiuta a riscoprirci europei, ci aiuta a rivalutare i valori fondanti della nostra cultura, delle conquiste fatte dalle generazioni passate, dai nostri nonni, padri e che non dobbiamo disperdere per i nostri figli e nipoti e per le generazioni future.
Solo stando insieme sapremo preservare questi valori, operando per renderli ancora migliori e godibili da più persone.
In un convegno del 2012 organizzato dai radicali e in particolare da Emma Bonino dal titolo “Europa federale unica via d’uscita?”, Romano Prodi, al termine del suo intervento affermò: “ormai siamo troppo integrati per disintegrarci”.
E’ quanto sembra consegnarci in queste ore la storia con gli eventi legati proprio alla Brexit.
Proprio partendo da queste considerazioni, si deve dar vita a un modo nuovo di vedere la politica, incentrata sulla positività dei risultati ottenuti in questo lungo cammino, senza dimenticare le lacune, le difficoltà, le mancanze che ancora ci dividono da un’Europa che sia formata da stati federati che sappiano cedere parte della propria sovranità per costruire politiche unitarie in tema di sicurezza, difesa, economia, migrazione.
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