Non dimenticare Silvia
I rapimenti non possono continuare ad essere i buchi neri che risucchiano la vita delle persone fino a farne dimenticare l’esistenza.
Intanto perché ci sono familiari e amici che non possono ordinare ai sentimenti di tacere. Ma anche perché la civiltà di un Paese si misura con la certezza che nessuno dei suoi cittadini venga abbandonato al proprio destino e che, in qualunque parte del mondo, sono garantite sicurezza e diritti.
Per questo oggi mi unisco alla catena di coloro che in questi giorni chiedono con forza alle autorità italiane (Farnesina, Viminale e chi altri…) di avere notizie di Silvia Romano, giovane cooperante rapita in Kenya il 20 novembre 2018.
L’informazione gioca un ruolo essenziale in tutto questo perché Silvia e tutti gli altri non meritano d’essere dimenticati.
Auspico che parta una campagna in Kenya della serie “Chi sa parli” perché resto convinto che ci sia necessità e possibilità che gli abitanti dell’area in cui Silvia è stata rapita possano contribuire alle indagini.
In questo modo la “cooperazione” di Silvia avrebbe ottenuto un ulteriore risultato nell’educazione della popolazione alla legalità. Si chiama resilienza.
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