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“Corruzione, la via breve delle mafie”

Luca Cereda il . Lombardia

FullSizeRenderÈ un dialogo a cinque, sui temi della corruzione e della criminalità organizzata, quello che si è svolto nell’auditorium San Carlo di Milano, mercoledì 6 febbraio, tra il Cardinal Carlo Maria Martini – attraverso le sue parole lungimiranti e ancora attuali -, l’Arcivescovo Mario Delpini, il sindaco di Milano Beppe Sala, il procuratore della Repubblica Francesco Greco e il presidente di Libera don Luigi Ciotti.

Lo scenario sul quale è avvenuto l’incontro è quello della presentazione del report di Libera le Idee, un percorso iniziato nel 2016, quando Libera ha deciso di mettersi in ascolto dei territori e della società civile per conoscere e sapere quale sia la percezione della criminalità organizzata e della corruzione, in Italia e quindi anche in Lombardia. La ricerca, quantitativa e qualitativa, di cui il rapporto e le sue tabelle, i suoi numeri sono solo il prodotto finale, consente di sentire il polso di come la comunità avverta il fenomeno della corruzione, e permette di avere un termometro che misura la salute della società.

Libera le Idee si pone lo scopo di partire dalla conoscenza per obbligare tutti quanti prendano in mano quel report stilato, a mettere da parte ipotesi e credenze sull’immunità di certi luoghi alla criminalità organizzata e alla corruzione, e guardare in faccia la realtà.

L’incontro ha portato la sala ad oscillare, grazie agli interventi dei relatori, tra l’individuazione dei semi lanciati dalla parole dell’Arcivescovo Martini, e come oggi quei semi siano stati raccolti dalla società civile, dalle istituzioni e anche dalle realtà che operano con e nella chiesa.

«Dobbiamo affrontare il fenomeno della corruzione tutti insieme – diceva Martini il 4 marzo 1989, tre anni prima dello scoppio di Tangentopoli. Mi auguro che in noi ci sia il coraggio e la forza di affrontare il fenomeno tutti insieme. Se sarà affrontato solo da alcuni, servirà a salvare la coscienza di coloro che singolarmente si impegnano. Ma è aiutando i cittadini a essere soggetti della politica con questa profonda persuasione etica, prima ancora di ogni loro adesione politica, che potremo suscitare un movimento di opinione capace di combattere in maniera seria e responsabile».

Don Luigi Ciotti ha ricordato che le coscienze sono il vento che non lascia posare la polvere, non lascia indifferenti rispetto ai mali della nostra epoca, “mali che già Martini indicava”. Solitudine, violenza e corruzione sono i tre mali che attanagliavano, e lo fanno ancora oggi, la società. “Questi mali vanno affrontati e in primo luogo vanno chiamati con il loro nome: corruzione, violenza, solitudine così li definiva, chiamandoli con il loro nome, Martini” e così li ha nominati Don Luigi Ciotti.

Parole che sono azioni perché aiutano a riconoscere, individuare il male per poi agire, per contrastare e prevenire. La putrefazione va nominata, va guardata negli occhi e combattuta, senza soluzioni confezionate da proporre, diceva il Cardinal Martini. “Diffidate di chi fa di tutta l’erba un fascio, di chi ha soluzioni già pronte: le soluzioni vanno trovate insieme, cercando e analizzando dati ma ripartendo dalle donne e dagli uomini di volontà che agiscono nella e per la cosa pubblica con umiltà e con impegno, con fiducia”.

Il sindaco di Milano Sala, confrontandosi con le parole del Cardinal Carlo Maria Martini, ritiene che vada eliminata la barriera tra pubblico e privato. “Il pubblico è privato – ha affermato il primo cittadino meneghino. E la percezione da parte dei cittadini che ci sia una cesura tra queste due sfere e che la sfera del pubblico sia fortemente corrotta, indica che c’è un grave problema ma che è figlio di una percezione di un male più grande e sotteso che noi come istituzioni pubbliche e cittadini privati dobbiamo individuare e curare”.

Da Mani Pulite ad oggi cos’è successo? “Sono cambiati i centri di spesa: se allora erano i partiti, ora la corruzione è stata delocalizzata e decentralizzata – anche se non vuol dire che non sia ancora forte la corruzione a livello statale – perché i soldi sono passati in altre mani”. Greco ha anche sottolineato che la madre della corruzione è l’evasione fiscale, una piaga endemica che non è mai stata affrontata di petto dalle classi politiche di tutti i tempi. “Una delle cause del rancore sociale e popolare è fomentata dall’evasione fiscale che allarga la forbice tra i ricchi sempre più ricche e i poveri, sempre più ai margini e ordigno pronto a far esplodere l’odio contro chi è ancora più ai margini”. La lotta alla corruzione e all’evasione va combattuta anche dimostrando che lo Stato può riutilizzare e far riutilizzare i beni che confisca alla mafia: “Il maltolto dalle mafie, i luoghi e le imprese create o comprate con denaro sporco va restituito alla società, da qui si inizia a vincere la battaglia della legalità segnando anche un punto importante per la lotta alla corruzione”.

Come fa la speranza a motivare la radicalità della lotta al male, alle mafie e alla corruzione? Mons. Mario Delpini ha ricordato che la speranza ha bisogno di essere motivata dalle persone che nella loro concretezza e nel loro agire quotidiano provano a reagire a quella zono grigia della corruzione. “La speranza è alimentata dall’educazione – ha sostenuto il Cardinale – che scaccia la paura e l’indifferenza, e unisce la società, anche grazie alla rete sociale che molte associazioni cattoliche e laiche come Libera creano andando a sottrarre capitale sociale alle mafie”.

“Non siamo qui per giudicare – ha concluso Ciotti -, ma per conoscere, per prendere coscienza del fatto che non c’è più, se c’è mai stata, una divisione netta tra ciò che è bianco e ciò che è nero, tra ciò che è corretto, legale e ciò che è mafia: la mafia – ha continuato don Luigi citando il rapporto della Direzione nazionale antimafia – è nella zona grigia, è la zona grigia, è sempre più figure pubbliche e private corrotte e compromesse. La mafia è un problema di tutti e la nostra percezione sta restando indietro: dobbiamo svegliarci, dobbiamo tenere deste le coscienze e proporre leggi che promuovano l’uguaglianza e mettano al centro le persone, non le cose. Dobbiamo muoverci, agire”.

Milano, 6 febbraio 2019

LiberaIdee in Lombardia

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