Omicidi di mafia in terra reggiana, dal 1992 ad oggi
21 settembre 1992, Nicola Vasapollo, 33enne di Cutro, viene ucciso in pieno giorno in via Pistelli, a Reggio Emilia.
22 ottobre 1992, Giuseppe Ruggiero, 35enne di Cutro, viene ucciso a Brescello, in provincia di Reggio Emilia, da quattro uomini travestiti da carabinieri.
Quella dei Vasapollo-Ruggiero era la cosca di ‘ndrangheta che si era opposta alla cosca dominante dei Dragone-Grande Aracri-Ciampà-Arena, all’interno della faida per l’egemonia delle attività illecite a Reggio Emilia, soprattutto per quanto riguardava il traffico di droga.
Una faida violenta, in cui vennero uccise sei persone tra l’Emilia-Romagna, la Calabria e la Lombardia, dall’altra parte della sponda emiliana del Po.
Per gli omicidi di Nicola Vasapollo e Giuseppe Ruggiero vennero condannati all’ergastolo Raffaele Dragone – figlio di Antonio Dragone, ucciso nel 2004 nella successiva faida con i Grande Aracri – e Domenico Lucente, che si suicidò in carcere dopo la sentenza.
Della guerra di ‘ndrangheta avevano già parlato i due collaboratori di giustizia Angelo Salvatore Cortese e Paolo Bellini, l’ex estremista di destra soprannominato “Primula nera” e pentito dal 1999. Ma, il 19 ottobre del 2017, l’operazione “Aemilia 1992” aveva aggiunto nuovi elementi, in particolare su i due omicidi avvenuti a Reggio Emilia.
L’operazione, nuovo filone di Aemilia, il maxi-procedimento alla ‘ndrangheta emiliana, era partita grazie alle dichiarazioni del collaboratore di giustizia Antonio Valerio, anche lui vittima di un tentato omicidio all’interno della stessa guerra, nel 1999.
E, secondo la Dda di Bologna, come mandante dei due omicidi ci sarebbe anche Nicolino Grande Aracri, il boss della ‘ndrangheta emiliana, già condannato a 6 anni e 8 mesi in Aemilia, a 28 anni nel processo Pesci e all’ergastolo nel processo Kyterion.
All’interno del nuovo procedimento sono già stati condannati, a ottobre 2018, i due imputati processati con rito abbreviato: Nicolino Sarcone, condannato a trent’anni, e lo stesso Antonio Valerio, condannato a 8 anni.
Sarcone, componente del commando omicida di Nicola Vasapollo, aveva raccontato dell’alleanza instaurata da Grande Aracri con i Dragone e della decisione congiunta di acquisire il controllo dei traffici di sostanze stupefacenti in Emilia, che allora erano dominati dai Vasapollo e da Paolo Bellini: quest’ultimo sarebbe stato identificato come il primo obiettivo da eliminare, ma non era stato rintracciato e allora si era deciso di uccidere Vasapollo, agli arresti domiciliari. Alla decisione aveva aderito anche la famiglia ‘ndranghetista dei Ciampà, che voleva vendicarsi del Vasapollo per l’uccisione di un uomo del loro clan.
Oltre a Nicolino Sarcone e Antonio Valerio, sono altri quattro gli imputati di “Aemilia 1992”: Nicolino Grande Aracri, Angelo Greco, Antonio Ciampà e Antonio Lerose. Questi ultimi hanno scelto il rito ordinario e sono stati rinviati a giudizio davanti alla Corte di Assise di Reggio Emilia: per loro il processo è iniziato oggi, lunedì 11 febbraio.
Intanto, alla vigilia di Aemilia 1992, a Reggio si continua a sparare. Sono passati ventisette anni dagli omicidi di mafia in terra reggiana, ma la violenza ‘ndranghetista continua a colpire, proprio in queste settimane, la città: spari contro le vetrine di due pizzerie, in piena notte, La Perla a Cadelbosco Sopra e la Pizzeria Piedigrotta 3; richieste di estorsione e minacce ad altre due pizzerie; incendi di tre auto e un furgone nella frazione di Cadè, tra Reggio Emilia e Parma.
Per gli spari alle pizzerie sono stati fermati, il 9 febbraio, i tre figli di Francesco Amato, lo ‘ndranghetista che aveva sequestrato i dipendenti dell’ufficio postale di Pieve Modolena pochi giorni dopo la sua condanna a 19 anni nel processo Aemilia.
Le violenze di queste settimana a Reggio Emilia, quindi, potrebbero ricollegarsi alla ‘ndrangheta emiliana alla sbarra in Aemilia. Una ‘ndrangheta che non si è mai fermata, che è ancora forte e può contare sull’appoggio di tanti. Lo hanno dimostrato le minacce, le intimidazioni e i tentativi di inquinare le prove anche dal carcere e lo potrebbero dimostrare gli avvenimenti di queste ultime settimane.
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