Scrivi
Ne hai maledettamente bisogno, quando si verifica un omicidio di ‘ndrangheta dietro casa tua.
Scrivi, perché stavolta, l’egoismo umano viene fuori, ti fa capire che il ‘classico’ morto per Mafia al Sud o in qualsiasi altra situazione geografica lontana dalla tua ‘zona franca’, adesso, ti fa paura.
La domanda, scontata, ma mai abbastanza è: dov’era lo Stato?
O meglio: dov’era la protezione?
Marcello Bruzzese, fratello di un pentito di ‘Ndrangheta, non viveva a Pesaro per caso, ma vi era stato portato per essere protetto. Dalle dichiarazioni rilevate si legge che, allo stesso tempo, il Bruzzese vivesse in un appartamento con il cognome esposto sul campanello. In cosa sta la protezione?
Se lui, lo Stato, in cui cerchiamo di versare totale fiducia, si avvale dei collaboratori di giustizia per sconfiggere la ‘Ndrangheta, quando poi è la stessa che li uccide, vi è qualcosa di marcio, di storto, di incomprensibile. Come la prima reazione che questa mattina, a meno di 24h dall’accaduto, ha scatenato i tanti che connessi al mondo social e alle notizie che scorrono alla velocità della luce, accanto alla cronaca hanno visto affiancarsi sì un intervento dei nostri rappresentanti, ma non di cordoglio o di riscatto, quanto un intervento fatto di ‘pane e nutella’.
Allora dove aggrapparsi? Quante risate alle spalle serviamo ai signori della malvita?
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