Imam contro le violenze
Come Diogene anch’io stringo forte una lanterna fioca in una mano. Cerco l’uomo.
Vado alla ricerca di segni di umanità e di respiri, di sentimenti autentici che sappiano ancora dire la speranza che la solidarietà non è dispersa come le ceneri di un trapassato nelle acque del mare o sulla cima d’una montagna. Anch’io sento il pianto del cuore pensando al disagio e alla delusione e allo sconforto e alle pene dei 49 (e di tanti altri) che vagano nel Mediterraneo alla ricerca di un approdo.
Perché la verità è che ad essere chiusi non sono solo i porti! Per questa ragione prendo fiato di fronte alla notizia che più di 500 predicatori islamici pakistani hanno firmato la “Dichiarazione di Islamabad” contro il terrorismo islamico, le violenze compiute in nome della religione e le “fatwa” (editti) emanate in maniera indiscriminata dagli ulema radicali.
La dichiarazione è stata siglata il 6 gennaio nella capitale del Pakistan, nel corso della “Seerat-e-Rehmat-ul-Alameen (SAW) Conference”, riunita sotto l’egida del Consiglio pakistano degli ulema (Puc). Il documento contiene anche un riferimento eccezionale su Asia Bibi, la madre cristiana condannata a morte e assolta dall’accusa di blasfemia.
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