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Mattarella: «Pluralismo presidio della democrazia»

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mattarella«Chi condivide la necessità, evidenziata dal Capo dello Stato, di ‘salvaguardare le molteplici voci dell’informazione’, non può sostenere una norma che provocherebbe la chiusura di numerose testate e la perdita di numerosi posti di lavoro. Il presidente del Consiglio chieda il ritiro dell’emendamento», incalzano sindacato e Ordine.

«Vi sono alcuni valori di fondo che costituiscono l’ossatura e la chiave di lettura» della nostra Carta Costituzionale. «Uno di questi valori è il pluralismo, che sostiene l’intero impianto della Costituzione, in conseguenza della scelta di porre la persona – ogni persona – al centro dell’azione dello Stato in tutte le sue articolazioni». Lo ha detto il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, durante la cerimonia per lo scambio degli auguri di fine anno con i rappresentanti di istituzioni, forze politiche e società civile.

«Pluralismo nella libertà riconosciuta al mondo dell’informazione e alle molteplici voci che ne costituiscono espressione; da salvaguardare perché rappresentano un presidio irrinunciabile dello Stato democratico», ha fra l’altro specificato il Capo dello Stato.

«Le parole del presidente della Repubblica sulla ‘centralità del pluralismo nell’assetto dell’ordine istituzionale’ e, in particolare, sulla ‘centralità del pluralismo dell’informazione’ devono far riflettere tutti», è il commento di Federazione nazionale della Stampa italiana e Ordine nazionale dei giornalisti.

«Il presidente del Consiglio, Giuseppe Conte, che alla cerimonia dello scambio di auguri al Quirinale ha applaudito il discorso del presidente Mattarella, induca adesso il governo a fare marcia indietro e chieda il ritiro dell’emendamento sul taglio al fondo dell’editoria. Chi condivide la necessità, evidenziata dal Capo dello Stato, di ‘salvaguardare le molteplici voci dell’informazione, quale presidio irrinunciabile dello Stato democratico’, non può sostenere l’approvazione di una norma che provocherebbe la chiusura di numerose testate giornalistiche e la perdita di numerosi posti di lavoro», incalzano Fnsi e Cnog.

Nel discorso di saluto, il presidente Mattarella ha parlato anche di economia, innovazione e sviluppo; di lavoro, che «resta, come sempre, la priorità dell’impegno pubblico»; di Europa, «radicata nelle attese dei nostri giovani, nel loro modo di pensare, di vivere, di guardare al futuro». Il presidente della Repubblica ha anche rivolto un pensiero ad Antonio Megalizzi e ribadito solidarietà e vicinanza ai familiari, alla sua fidanzata, ai suoi amici. «Respingiamo, con la forza della nostra cultura e della nostra storia, chi vorrebbe instaurare nel mondo un clima di paura, di odio, di fanatismo», ha ammonito.

PER APPROFONDIRE
L’intervento integrale del presidente della Repubblica alla cerimonia per lo scambio degli auguri di fine anno con i rappresentanti delle istituzioni, delle forze politiche e della società civile è pubblicato sul sito web del Quirinale.

Tagli all’editoria, i giornalisti in piazza

giornalisti contro tagli editoriaSe la scure dell’esecutivo Lega-5Stelle dovesse abbattersi sui piccoli giornali espressioni di minoranze culturali, linguistiche, politiche e di comunità italiane all’estero sarebbe un colpo al diritto dei cittadini a essere informati. E sarebbe solo il primo passo di una stretta al pluralismo e alla libertà di informazione. «Ascoltate il monito del presidente Mattarella», è l’appello della Fnsi.

«Fermatevi. Ascoltate le parole in difesa del valore di una informazione libera e plurale che per ben sette volte il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, ha sentito il bisogno di ribadire ed evitate che, con il taglio prospettato dal governo Lega-5Stelle, chiudano decine di testate e migliaia di lavoratori restino senza lavoro». Questo l’appello rivolto dal segretario generale della Fnsi, Raffaele Lorusso, in apertura del presidio convocato in piazza Montecitorio per i lavori del Consiglio nazionale del sindacato per ribadire il no dei giornalisti italiani all’emendamento alla legge di Bilancio che prevede di arrivare nel 2022 alla cancellazione del contributo pubblico all’editoria.

«Questo emendamento, che era saltato alla Camera per essere ripresentato in Senato, tradisce la volontà liberticida dell’esecutivo. Noi non possiamo consentire che interi territori perdano le loro voci, occasioni di confronto e di arricchimento del dibattito pubblico. Con questo provvedimento si vuole dare il la alla cancellazione dei pochi sostegni che restano al sistema dell’informazione. Se passa il taglio all’editoria minore le prossime ad essere colpite saranno le agenzie e le emittenti locali. Ci sono migliaia di posti di lavoro a rischio, ma non è solo una questione di posti di lavoro che si perdono. È innanzitutto una questione di pluralismo e dunque di democrazia», incalza Lorusso.

«Vogliono colpire le voci delle diversità e delle differenze. Iniziano con il taglio ai piccoli giornali per arrivare a cancellare il ruolo del giornalista, che è quello di fare domande scomode, di indagare su quello che fa il potere, di spiegare ai cittadini cosa accade. Contro questo progetto abbiamo il dovere di essere in piazza. Non è un’aggressione alla corporazione dei giornalisti, ma all’articolo 21 della Costituzione e al diritto dei cittadini di essere informati. Ci appelliamo al presidente della Repubblica, ai parlamentari di maggioranza e opposizione, perché questo scempio non vada a compimento. E a chi, anche dentro la categoria, oggi ride di quanto sta accadendo dico di valutare bene quali saranno le prossime tappe. Scoprirà che domani non ci sarà nessuno a difenderlo quando a finire nel mirino sarà lui», ribadisce il presidente della Fnsi, Giuseppe Giulietti.

«Se passasse questo emendamento sarebbe un tradimento all’articolo 21 della Costituzione. Un colpo di spugna a chi ha diritto ora ad essere sostenuto per spostare i fondi a chi sarà in futuro meritevole, secondo il governo, di essere aiutato. Ai singoli parlamentari dico: ‘Pensaci, Giacomino’. Nessuno dice che l’attuale meccanismo del contributo non si possa migliorare. Ma questo non significa togliere fondi ad alcune voci e darli ad altri. E poi, altri chi?», incalza il presidente del Consiglio nazionale dell’Ordine dei giornalisti, Carlo Verna.

In piazza anche i colleghi di numerose testate la cui sopravvivenza sarà messa a rischio dal taglio del fondo per il pluralismo, fra cui Il Roma, Il Manifesto, Avvenire, la Voce di Rovigo, il Primorski Dnevnik, la Lega delle cooperative di giornalisti, Radio Radicale, collaboratori e cronisti precari.

«In Campania, oltre il Roma, ci sono sette testate che rischiano di chiudere con il taglio all’editoria. Purtroppo dobbiamo prendere atto che le decisioni non vengono prese nel palazzo alle nostre spalle, ma dalla Casaleggio associati. Il presidente della Camera, Roberto Fico, aveva promesso che non ci sarebbero stati tagli ai contributi per i giornali delle cooperative e invece qualche giorno fa si è adeguato agli ordini di scuderia. E anche la Lega, che nelle scorse settimane, con Alessandro Morelli, aveva ripetuto che il taglio non sarebbe mai passato, oggi avalla l’emendamento dei 5 Stelle», dicono Antonio Sasso, direttore del Roma, e Roberto Paolo presidente della File, la Federazione Italiana Liberi Editori.

Matteo Bartocci, del Manifesto, osserva come «non ci sarà in realtà nessun risparmio per lo Stato. Vogliono solo colpire una ventina di testate scomode: togliere i fondi a loro per poi riassegnarli, a totale discrezionalità del governo. Un colpo inaccettabile al giornalismo libero. Per questo dobbiamo iniziare qui, oggi, una battaglia tutti insieme. Con ancora più forza dobbiamo raccontare queste cose ai cittadini per informarli di quello che il potere prova a fare».

Andrea Billau, di Radio Radicale, rilancia l’appello ai parlamentari: «Non capisco come una forza politica che ha fatto del lavoro la sua bandiera, tanto da promuovere un decreto chiamato ‘dignità’, non si interessi della dignità dei lavoratori dell’informazione. Una contraddizione enorme. Spero in uno scatto di orgoglio del Parlamento. Spero che si divincoli dalla morsa del governo».

Simone Bonafin, della voce di Rovigo, lancia l’allarme: «Vogliono colpire le cooperative dei giornali che sul territorio portano ai propri lettori notizie che altrimenti non arriverebbero all’opinione pubblica. Se andasse in porto il taglio del fondo tante piccole realtà editoriale non potrebbero continuare ad esistere».

E Lidia Gattini, in rappresentanza della  Lega delle cooperative di giornalisti, rileva: «Ci accusano di essere indipendenti e per questo di essere dei mostri. Noi siamo la voce dell’informazione indipendente. Non abbiamo altri padroni oltre ai nostri lettori proprio perché siamo cooperative. Siamo editori puri eppure vogliono colpirci, mettendo a rischio migliaia di posti di lavoro».

In rappresentanza delle tante voci delle minoranze linguistiche e delle testate diocesane, in piazza anche la consigliera nazionale della Fnsi, Poljanka Dolhar e il segretario del Sindacato del Trentino Alto Adige, Rocco Cerone. «Senza contributo pubblico la comunità slovena in Italia resterebbe senza voce», dice la redattrice del Primorski. «Tante piccole realtà che raccontano i territori lontani verranno cancellate, con un danno per i cittadini», ribadisce Cerone.

A chiudere il presidio il presidente di Articolo21, Paolo Borrometi, giornalista sotto scorta per le sue inchieste sulla mafia. «Oggi siamo accanto a questi colleghi che vedono minacciato posto di lavoro. Loro, i colleghi di Radio Radicale e dei giornali locali, erano e sono accanto a noi cronisti minacciati quando c’è da raccontare le nostre storie. Senza il loro lavoro non ci sarebbe nessuna storia da raccontare e i cittadini non saprebbero quello che accade. Si vogliono colpire i giornali locali, che sono l’ossatura dell’informazione del Paese. Così si mette a rischio la possibilità per i cittadini di informarsi. E invece il giornalismo deve svolgere la funzione da cane da guardia della democrazia e deve essere messo nelle condizioni di farlo».

Libertà di stampa, il Consiglio nazionale Fnsi ringrazia il presidente Mattarella

Approvata dall’assemblea la relazione segretario generale Lorusso. Il Cn «condivide il percorso di lotta e di iniziative proposte per scongiurare il taglio del Fondo per l’editoria, l’abrogazione dell’Ordine e la continua aggressione alla funzione critica della stampa», si legge nel documento.

Approvata con un voto contrario e un astenuto la relazione del segretario generale Raffaele Lorusso. Il Consiglio nazionale della Fnsi, aperto con un minuto di silenzio in ricordo di Antonio Megalizzi, il giovane reporter italiano rimasto vista dell’attentato terroristico di Strasburgo, e di Guido Columba, storico presidente dell’Unione cronisti, morto a ottobre, «condivide – si legge nel documento approvato dall’assemblea – il percorso di lotta e di iniziative proposte per scongiurare il taglio del Fondo per l’editoria, l’abrogazione dell’Ordine nazionale dei Giornalisti e la continua aggressione alla funzione critica della stampa».

Il Consiglio nazionale della Fnsi ringrazia, infine, il presidente Mattarella «per aver ripetutamente difeso la libertà di informazione e l’articolo 21 della Costituzione italiana».

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