La questione criminale tra delusioni e speranze dalle indagini sulla “qualità della vita”
Le tradizionali inchieste di fine anno sulla “qualità della vita” nelle nostre città, condotte da ItaliaOggi (novembre scorso) e da Il Sole24Ore (dicembre), generano tra gli amministratori e i cittadini, normalmente, qualche delusione e preoccupazione, talvolta stupore, ma anche soddisfazione. Con graduatorie finali ( i dati si riferiscono al 2017) che, in realtà, vedono in posizioni molto diverse anche importanti città, tra cui la capitale che, secondo l’indagine di ItaliaOggi (condotta dal Dipartimento di Scienze Sociali ed Economiche dell’Università La Sapienza di Roma) si posiziona all’85mo posto della classifica finale, mentre per il Sole24Ore viene collocata al 21mo posto.
Naturalmente su queste diverse valutazioni incidono le metodologie adottate e le aree tematiche scelte che, evidentemente, sono state diverse nelle due analisi. Per il Sole24Ore sono state considerate “ricchezza e consumi, affari e lavoro, ambiente e servizi, demografia e società, giustizia e sicurezza, cultura e tempo libero e, nell’ambito di ciascuna area, sono stati individuati “sette indicatori”. Più articolata l’indagine di ItaliaOggi, strutturata su nove dimensioni di analisi – affari e lavoro, ambente, criminalità, disagio sociale e personale, popolazione, servizi finanziari e scolastici, sistema salute, tempo libero e tenore di vita – in ciascuna delle quali sono state individuate ben 21 “sottodimensioni” che consentono di cogliere meglio i numerosi aspetti nei singoli territori provinciali.
Così, ad esempio, sul tema della criminalità che è quello che qui ci interessa, se Roma e Milano sono in fondo alla classifica nazionale relativamente a scippi e borseggi, rispettivamente nella 101ma e 106ma posizione, non può non destare stupore la pessima collocazione della “piccola” Prato, al 102mo posto in tema di rapine. Anche in tema di furti di autovetture, tra le ultime dieci peggiori province , ben cinque sono pugliesi (Taranto, Brindisi, Foggia, Bari) con Barletta-Andria-Trani che detiene il primato nazionale in materia. Situazione, a ben vedere, poco mutata rispetto all’anno prima, dove si registravano ancora le cinque province pugliesi nel fondo della classifica, ma con Catania che occupava l’ultima posizione. Riguardo ai “delitti connessi agli stupefacenti” lo studio de Il Sole 24Ore pone alcune province tra le “peggiori” in relazione a tale tipologia di reati. Vediamo quali.
In effetti, i valori rilevati stanno ad indicare sicuramente una buona diffusione di stupefacenti, ma anche un apprezzabile dinamismo delle forze di polizia nell’azione di contrasto di delitti che, di norma, non vengono denunciati, ma scoperti da indagini e operazioni di polizia. Così, dopo Roma e Genova con i valori più alti, troviamo province di medio-piccole dimensioni (ancora Prato, poi Isernia, Arezzo, Pisa, Ravenna) con valori decisamente importanti nella repressione di traffico e spaccio di stupefacenti. Non può, infine, non destare qualche perplessità il fatto che, contrariamente agli anni passati, l’indagine di quest’anno de Il Sole 24Ore non abbia preso in considerazione gli altri dati sulla criminalità, pure importanti, come i furti totali denunciati, quelli in abitazione, negli esercizi commerciali, le estorsioni, le truffe e le frodi informatiche, che pure potevano essere richiesti (come è stato fatto per gli scippi e i borseggi, le rapine e i delitti collegati agli stupefacenti) al Dipartimento della Pubblica Sicurezza ove prestano servizio eccellenti analisti delle tre forze di polizia.
Lo scenario, anche se già “vecchio” (i dati, diversi sono dell’Istat, lo ripeto, sono del 2017) sarebbe stato più completo ma forse avrebbe contribuito a peggiorare il livello di sfiducia verso la politica, in un momento dell’anno che si chiude tra depressione diffusa e speranze che stentano a sopravvivere.
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