I guardiani della terra
Li chiamano “i guardiani della terra” ma si potrebbe dire con più precisione “le guardiane” della terra dal momento che sono sempre di più donne. Si tratta dei difensori dei campi e dei fiumi, dell’aria e delle colture di terre lontane, in cui la legge del più forte, dettata dalle multinazionali delle miniere e dell’agri-business, prevale senza essere contrastata. Né dai governi complici, né dalle polizie corrotte, né dall’informazione che ignora quei luoghi remoti in cui si strappano via le colture tradizionali per far spazio alla palma da olio e alle colture intensive dei prodotti più richiesti dai mercati più ricchi o semplicemente per garantirsi l’accesso all’acqua e all’acqua pulita.
Mentre attendiamo i dati definitivi del 2018 restiamo altamente impressionati da quelli del 2017 che hanno visto più di 200 attivisti a difesa della terra in giro per il mondo. Il più delle volte si tratta di atti intimidatori e di violenza, di minacce e di ricatti che non vengono nemmeno denunciati. A guidare la triste classifica è il Brasile seguito dalle Filippine.
Che l’anno che ci si apre dinanzi possa ridare speranza alla natura con la forza delle riflessioni e delle provocazioni dell’Enciclica Laudato si’ e degli accordi mondiali sul clima che non sembrano decollare.
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