Soldi e potere di Mafia Capitale
Quella di “Mafia capitale” non è mai stata mafia-tanto-per-dire, ma una mafia con tutte le caratteristiche delle organizzazioni criminali di questo tipo.
Perché non c’è bisogno di nascere in Sicilia, in Calabria o in Campania per essere Cosa Nostra, Ndrangheta o Camorra, è sufficiente adottare un codice che sembra tramandarsi di organizzazione in organizzazione nel corso degli anni e, in alcuni casi, dei secoli. Non importa il territorio quanto le finalità e il modus operandi. E i magistrati di Roma lo hanno dimostrato in 590 pagine fitte fitte di motivazioni che sono state depositate ieri presso la Corte d’Appello della capitale a seguito della sentenza dell’11 settembre scorso.
Ebbene, si legge nelle motivazioni, quell’organizzazione aveva le caratteristiche tipiche delle associazioni a delinquere descritte nel 416bis grazie alla “forza di intimidazione espressa dal vincolo associativo e la condizione di assoggettamento e omertà che ne deriva”. Normalmente tra i caratteri che rendono “di stampo mafioso” un’organizzazione criminale vi è il forte legame con i rappresentanti delle istituzioni che cercano di addomesticare e di condizionare col fruscio di banconote o con altro genere di favori. In questo caso si è andato oltre, al punto che è scritto che i due principali imputati (Carminati e Buzzi) “esercitarono pressione per le nomine e i posti chiave dell’amministrazione Capitolina”.
E le mafie questo cercano: soldi e potere.
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