Potenziare prevenzione e contrasto allo spaccio di stupefacenti
Dunque, anche il ministro dell’interno Salvini si è reso definitivamente conto di come lo spaccio di stupefacenti nel nostro Paese sia diventato “..una pratica criminale che (..) desta un crescente allarme sociale..” e che impone un “..rafforzamento delle attività di prevenzione e contrasto..”. Così, con la circolare n° 11013/110 (I) Uff.II del 20 novembre scorso, il Ministro ha diramato a tutti i Prefetti e, per conoscenza, al Capo della Polizia-Direttore Generale della Pubblica Sicurezza, la direttiva per rafforzare le attività info-investigative, finalizzate alla individuazione delle reti degli spacciatori e dei trafficanti, e per potenziare le attività di controllo del territorio, in particolare nelle zone dove si segnalano tali illeciti, con il concorso delle Polizie locali e della Guardia di Finanza, tutto in un contesto di “massimo coordinamento delle forze di polizia”.
Pensare, tuttavia, di “..giungere allo smantellamento delle “piazze di spaccio”..” solo con una forte presenza degli operatori della sicurezza, senza le opportune modifiche alla legislazione in tema di stupefacenti e, soprattutto, senza adeguare sollecitamente le risorse umane di poliziotti e carabinieri, le due forze di polizia a competenza generale, alle accresciute esigenze generali di servizio, può risultare una semplice operazione di “disturbo” (pur se “di grande utilità”, come si sottolinea nella stessa circolare) solo temporanea, che non risolverà il problema.
Che ci sia una “complessità del quadro normativo di riferimento in materia.. (di droghe, ndr)”, è lo stesso Ministro dell’Interno a ricordarlo nella direttiva, in cui, però, si sottolinea l’esigenza di “rassicurare i cittadini” con “una dimostrazione visibile (..) che non esistono luoghi in cui le azioni illecite possano restare impunite o svolgersi senza che lo Stato manifesti la sua capacità di reazione..”. Considerazioni assolutamente condivisibili, anche se resto dell’idea che il coinvolgimento previsto di personale delle Polizie locali, in quanto non preparato al compito che richiede adeguate professionalità, non sia rilevante e serva unicamente ad un coinvolgimento meramente politico degli enti locali nella gestione della sicurezza nella sua accezione comprensiva della sicurezza urbana. Quest’ultima, come noto, affidata alla tutela dei sindaci ai quali Salvini ricorda l’importanza della adozione di misure di riqualificazione ambientale e della realizzazione degli impianti di videosorveglianza.
Il Ministro dell’Interno, molto opportunamente, sollecita tutti i Prefetti (e su questo tema, negli anni passati, come ho avuto occasione più volte di ricordare, vi è stato troppa disattenzione e sottovalutazione della classe politica in generale) ad esaminare, nell’ambito di specifiche riunioni del Comitato provinciale per l’ordine e la sicurezza pubblica, l’entità del fenomeno dello spaccio, le principali aree in cui avviene, predisponendo, “con la massima celerità”, specifici piani di intervento, definendo (la direttiva è netta sul punto, contrariamente al passato, in cui si adoperavano espressioni generiche) “..i contingenti numerici delle forze di polizia, nonché della polizia locale, da destinare in via sistematica alla vigilanza coordinata delle diverse aree individuate”. In diversi passaggi della direttiva, viene richiesta questa azione coordinatrice, che nelle province compete ai Prefetti, nella loro veste di autorità provinciali di pubblica sicurezza, e una razionalizzazione dell’ impiego delle forze disponibili o di quelle eventualmente richieste, affidando ad una circolare del Capo della Polizia, nella sua veste di Direttore Generale della Pubblica Sicurezza e capo del relativo Dipartimento, i dettagli operativi per raggiungere gli obiettivi che il Ministro dell’Interno vuole conseguire, con servizi che, sottolinea a scanso di equivoci o errate interpretazioni, “..dovranno essere aggiuntivi rispetto a quelli attuati in via ordinaria”. Spesso, almeno negli anni passati, infatti, si sono forniti dati statistici relativi a servizi speciali effettuati che includevano le attività di routine di polizia.
La Direttiva deve essere “pienamente attuata” ponendo “in essere tutte le azioni necessarie” e, di questo, i Prefetti dovranno fornire dettagliati resoconti al Gabinetto del Ministro a partire dal 31 gennaio 2019 e, successivamente, a cadenza bimestrale. E, credo, anche su questo si valuteranno i “rendimenti” dei singoli Prefetti, soprattutto di quelli delle province più problematiche relativamente allo spaccio di stupefacenti, ma anche di quelle apparentemente più tranquille.
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