Gli stranieri e lo spaccio di droghe
Negli ultimi dieci anni gli stranieri denunciati in Italia per traffico/spaccio di stupefacenti sono sempre stati oltre la soglia delle diecimila unità l’anno, con il record assoluto del 2017 quando raggiunsero quota 13.966 (di cui 494 donne) ed il valore minimo, nel 2015, con 10.302. La stragrande maggioranza di denunce ha riguardato spacciatori (nel 2017 ben 13.471 sul totale sopra indicato) e soltanto 493 per associazione finalizzata al traffico. Una percentuale che, mediamente, è oscillata tra il 35 ed il 40% sul totale delle persone denunciate all’a.g. (35.190 nel 2017), con la prevalenza di marocchini, albanesi, nigeriani, tunisini, gambiani e senegalesi. Da rilevare, poi, che sempre nel 2017, i nigeriani denunciati per delitti collegati alle droghe (1.689) hanno registrato un incremento notevole (77,42%) rispetto al 2016 e analogamente i gambiani (1.259 denunciati, un più 47,08% rispetto al 2016) e i senegalesi (793, un incremento del 40,11% rispetto all’anno prima). Le 35.190 informative di reato in materia di stupefacenti del 2017 rappresentano lo ricordiamo, il valore più alto del quinquennio 2013-2017, mentre il 2010, con ben 39.340 denunce, aveva rappresentato il valore massimo in assoluto.
Nel 2018, alla data del primo ottobre, secono i dati, provvisori, forniti dalla Direzione Centrale per i Servizi Antidroga (DCSA) la situazione nazionale vede ancora una percentuale di oltre il 39% di stranieri denunciati (9.306) sul totale di 23.603. Sui nigeriani, in particolare, che hanno monopolizzato le piazze dello spaccio in diverse città (su tutte Torino, Bologna, ma anche Roma, Napoli, Cagliari), costituendo anche gruppi criminali ben strutturati e gerarchizzati, è da molti anni che si stanno lanciando allarmi (spesso sottovalutati,a volte inascoltati). Lo hanno fatto decine di volte gli addetti della Direzione Investigativa Antimafia, i magistrati della Direzione Nazionale Antimafia e Antiterrorismo, gli esperti interforze della Direzione Centrale per i Servizi Antidroga, dei servizi segreti (Dipartimento Informazioni per la Sicurezza), solo per citare alcuni degli organismi istituzionali deputati all’intelligence e al contrasto delle varie forme di c.o. tra cui quella del narcotraffico che ha assunto dimensioni impressionanti. Lo hanno evidenziato anche alcune delle passate Commissioni parlamentari Antimafia, con l’obiettivo di stimolare le forze parlamentari ad affrontare con il dovuto rigore il fenomeno della “mafia nera” (appunto, la nigeriana) che si stava insediando in alcune zone del Paese. Oggi si parla di “quinta mafia” (cfr. l’interessante articolo di Goffredo Buccini sul Corriere della Sera del 22 ottobre ultimo scorso) e qualcuno dovrebbe chiedersi cosa non ha funzionato sul piano della prevenzione e del contrasto se siamo arrivati a questo punto. Quell’incremento del 77,42% di nigeriani trafficanti/spacciatori dell’anno passato, probabilmente è destinato ad un ulteriore incremento stando ai dati, provvisori, della DCSA relativi ai primi nove mesi del 2018 che registrano già quasi 1.600 i nigeriani denunciati.
E non passa giorno in cui sui mattinali di polizia di stato e dei carabinieri non si annotino arresti di nigeriani corrieri (ovulatori) di cocaina ed eroina e spacciatori. Gli ultimissimi episodi sono del 18 e 19 ottobre, ad Ancona, con un pusher nigeriano arrestato e altri due connazionali denunciati dalla polizia per detenzione di marijuana, a Treviso con un altro nigeriano che vendeva dosi di marijuana a studenti, a Padova con un ventiseienne nigeriano che trasportava nella valigia una quindicina di chilogrammi di marijuana ( nei giorni prima altri quattro nigeriani erano stati arrestati con quantitativi diversi di cocaina e marijuana), alla stazione ferroviaria del Brennero (Bolzano) ancora con un nigeriano ingoiatore di ovuli per circa 1,4kg di cocaina ed eroina, a Trieste con la cattura di un nigeriano trafficante, componente di una banda di connazionali, che era sfuggito alla retata della polizia di alcune settimane prima. Un quadro decisamente fosco con trafficanti e spacciatori raggruppatisi in forme associative che già nel lontano luglio del 2003 presentavano “elementi mafiogeni” come scriveva in uno dei suoi rapporti al Parlamento la Commissione Antimafia del tempo. Non ci si deve stupire, allora, se sullo spaccio di stupefacenti il livello di guardia è stato ampiamente superato.
L’Italia, una Repubblica democratica fondata sul lavoro e sul narcotraffico?
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