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La relazione annuale del Dipartimento per le Politiche Antidroga al Parlamento

Piero Innocenti il . Droga

droga-canadaDa molti anni, ormai, il Dipartimento per le Politiche Antidroga (DPA- Presidenza del Consiglio dei Ministri) elabora una interessante e ben articolata relazione annuale indirizzata al Parlamento sul fenomeno delle tossicodipendenze in Italia. L’ultimo di questi documenti è di pochi giorni fa (i dati si riferiscono al 2017), con la presentazione del ministro per la famiglia e le disabilità L.Fontana che parla, tra l’altro, della “ferma intenzione di questo Governo di porre in essere interventi in grado di garantire una migliore sinergia e un maggior bilanciamento tra le attività di riduzione dell’offerta (attività di contrasto del traffico e dello spaccio) e le attività di riduzione della domanda di droga (attività di prevenzione, cura e riabilitazione)”. Dichiarazioni, in realtà, che ascoltiamo (e leggiamo) da almeno un quarto di secolo da molti esponenti politici che si sono alternati nei vari Governi, senza mai conseguire quei risultati ” efficaci e duraturi” che spera di  ottenere il ministro Fontana confidando (anche lui) in “uno sforzo comune e una collaborazione costante” dei vari “attori del sistema delle tossicodipendenze”.

Si tratta ancora soltanto di una pia illusione questa di poter controllare un fenomeno che è innanzitutto criminale di portata mondiale o davvero si pensa di contrastarlo efficacemente per ridurlo, non dico annullarlo?

Pongo questa domanda mentre mi torna alla memoria il contributo che l’economia mafiosa da, con il commercio degli stupefacenti (insieme alla prostituzione e al contrabbando di tabacchi lavorati) alla ricchezza nazionale incrementando il Pil (di cui si fa un gran parlare in questi giorni) addirittura di circa un punto percentuale (stime Istat del 2011 che, c’è da scommettere debbono essere viste al rialzo negli ultimissimi anni tenuto conto della ulteriore, considerevole impennata registrata nel commercio delle droghe). Questa “legalizzazione” statistica di denaro sporco, mafioso, fa comodo anche all’attuale Governo che, come noto, è alle prese con la redazione, la presentazione del documento di programmazione economica per il 2019 con cui si prevede di attingere denaro dal deficit, innalzando così il rapporto con il Pil al 2,4%. Quindi, a conti fatti, l’impatto di quei proventi criminali, in gran parte attribuibili al traffico/spaccio di stupefacenti, sembrerebbe favorevole alla sopra indicata considerazione. La stessa rappresentata dalla Commissione parlamentare Antimafia nella sua relazione conclusiva del febbraio di quest’anno (e per la quale auspicava nella attuale Legislatura una profonda riflessione della politica) secondo cui la ricchezza di un Paese si fonda anche sulla economia criminale. Resta, allora, l’ambito, fondamentale, della “prevenzione”, di quella, soprattutto rivolta ai giovani in età scolare.

E sul punto, l’attenzione rivolta dal ministro dell’interno Salvini alle scuole come ambiti in cui si concentrano spacciatori e dove è forte il pericolo di consumo di droghe, disponendo una più sistematica attività di prevenzione/repressione da parte delle forze di polizia, non è affatto da criticare. Certo, il problema non si risolve con poliziotti e carabinieri agli ingressi delle scuole né, tantomeno, con i cani antidroga ma un effetto deterrente sicuramente lo si ottiene. E i risultati anche in queste prime settimane del nuovo anno scolastico sono di un certo interesse.

Tutto questo in attesa che si dia piena attuazione all’accordo di collaborazione (triennale) del 18 dicembre 2017 tra il DPA ed il MIUR per l’attivazione delle politiche di prevenzione dell’uso di droga e alcol tra i giovani. E sul punto mi sia consentito un certo scetticismo tenuto conto di come sono andate sino ad oggi le cose, con una esasperante lentezza, spesso negligenza e approssimazione rilevate nel mondo della scuola dove sarebbero previste, nel biennio 2018-2019,  attività formative per circa 16mila docenti ” a fronte degli 8-.700 istituti scolastici su tutto il territorio nazionale”, oltre ad una “apposita campagna di comunicazione e informazione”.

Tutti punti scritti nella relazione del DPA e sinora rimasti sulla carta.

Trafficanti e spacciatori nelle carceri italiane

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