Lezioni africane
Per “aiutarli a casa loro” è indispensabile almeno coltivare buoni rapporti con i rispettivi governi delle nazioni di provenienza dei migranti. Il ministro degli interni italiano, invece, non solo si è lasciato sfuggire un apprezzamento sconveniente, in una sede autorevole, definendo i migranti come dei moderni schiavi, nel corso dell’incontro dei ministri degli interni dei Paesi dell’Unione Europea ma, di fronte alle proteste dell’intera Unione africana (Ua), ha teso a ironizzare, parlando di cattiva traduzione in francese.
“Non ho niente di cui scusarmi” – ha ribadito il ministro in maniera definitiva. “È opinione dell’Unione Africana che le dichiarazioni non risolveranno le sfide migratorie che affliggono l’Africa e l’Europa”, ha affermato la Commissione dell’Ua in una nota. Intanto, sono Francia e Cina a coltivare relazioni produttive con quei Paesi e a investire anche nella diplomazia,mi che talvolta aiuta. Se negli incontri al vertice si parla come nella sala del biliardo del bar di periferia ovvero come in un post di Twitter o di Facebook, è difficile ricucire e stabilire relazioni positive.
Ce lo insegnano gli africani nella speranza che siamo ancora in tempo per comprendere.
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